Stefano Latini, gestore del sito "Solegemello"(Cantautori, Letteratura, Roma, Antonello Venditti), intervista Renato Bartolini e gli Stradaperta (Febbraio 2004) . Percorsi di lettura - clicca qui :
1a parte :
Tutto Stradaperta
N.B: questa intervista non può essere riprodotta senza il consenso degli autori
per informazioni : stefano@solegemello.net
Ciao Renato e benvenuto su "solegemello" per questa intervista* in esclusiva!! (22 Febbraio 2004)
* All'intervista ha collaborato anche Marco Vannozzi (bassista di Stradaperta)
Un grazie a Manuela "Mangu" di Roma per la collaborazione alla grafica di pagina.
Posso sapere quando, come e perché nasce il gruppo "Stradaperta"? Siete tutti romani ?
Si, abitavamo tutti nello stesso quartiere di Roma.
Abbiamo iniziato un pò come tutti i gruppi dell'epoca come " cover band " suonando prima nelle feste private e poi nei primi locali e festival pop nelle scuole.
La prima formazione (The Blue Soul, poi Soul Team e infine Light Chrysalis) era composta dalle classiche 2 chitarre elettriche, basso e batteria.
Io (chitarra elettrica e voce), Marco Vannozzi (basso) e Claudio Prosperini (chitarra elettrica) siamo amici da oltre 30 anni. Alla batteria c'è stato un avvicendamento continuo: Massimo Desideri, Mario Distaso, Gino Papa. Trovare il batterista fisso giusto, per noi, è sempre stato un grosso problema.
Nel 1972 avevo cominciato a preferire la chitarra acustica e il mandolino alla chitarra elettrica (sotto l' influenza del grande Rory Gallagher, musicista che ho amato fin dai primi dischi con i Taste) e a comporre le prime cose insieme a Gianni Dearca che scriveva i testi, quelle che poi sarebbero diventate Maida Vale, Strada Principale...
Claudio era partito per il militare e Io e Marco abbiamo continuato con alti e bassi - in realtà più bassi che alti - poi anche Marco è dovuto partire per il servizio militare.
Verso la fine del 1973 ho cominciato a proporre questi brani da solo soprattutto ai festival pop nelle scuole e licei di Roma e nello stesso periodo Claudio, tornato dal militare, aveva formato un trio con Rodolfo e Maurizio Lamorgese.
Nel gennaio del 1974 ero partito per Londra insieme a Gianni e al mio ritorno nel mese di febbraio decidemmo di
" fonderci " (io e il gruppo di Claudio) per formare un nuovo gruppo, a cui si unì anche Marco Valentini (sax e flauto) e di chiamarci Stradaperta. La formazione era così composta:
Rodolfo Lamorgese: Armonica, Chitarra Acustica 12 e Percussioni Maurizio Lamorgese: Chitarra Acustica 6 e Percussioni (fino al 1977) Marco Valentini: Sax e Flauto Claudio Prosperini: Chitarra Elettrica (Lead) e Slide Renato Bartolini: Mandolino, Chitarra Acustica e Voce Marco Vannozzi: Jazz Bass e Contrabbasso (dal 1975) Gianni Dearca: Testi e fonico live
le foto sono gentilmente offerte dal sito: http://www.stradaperta.com/
Per contatti: stradaperta@libero.it
Un brano dal vivo,Non ci sono notizie di ristampe su CD di nessuno dei due album (il primo uscito per la Philips, "Maida Vale" il secondo, "Figli dei figli della guerra" come Q-disc, per la IT) ed eccezione di due pezzi, "Strada principale" e "Maida Vale", inseriti in un CD dal titolo "Noi intorno a trent'anni" facente parte della serie "Emozioni in musica", una collana venduta in edicola agli inizi degli anni '90 edita da De Agostini.
"Maida Vale", appare nel doppio album live uscito nel 1976 "Trianon '75 - Domenica musica" insieme a brani di altri artisti (tra cui Antonello Venditti) registrati tra aprile e maggio '75 al Trianon di Roma.
Nel 2002 gli Stradaperta realizzano una pre-produzione di un antologia (1974-1984) che raccoglie il meglio della loro produzione.
Gli STRADAPERTA, hanno suonato nei dischi "Sotto il segno dei pesci", 1978, "Buona Domenica", 1979 ""Sotto la pioggia", 1982 e in varie formazioni fino al 1986. Hanno collaborato con Venditti a "Addavenì quer giorno e quella sera"(1979), colonna sonora dell'omonimo sceneggiato per la tv.
Per altre informazioni visita il sito: http://www.stradaperta.com
la discografia completa... clicca qui o sulle copertine !
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Da che basi musicali , da quali influenze, nasce il "suono Stradaperta" ?
Cercavamo una sonorità originale, almeno per il panorama musicale italiano, traendola da vari generi , una specie di fusion ante litteram. C'era una base rock, una country - folk acustica e una jazz - progressive il tutto filtrato attraverso le nostre sperimentazioni, anche sonore. Poi ci unì una certa affinità nella scelta degli strumenti, l' amicizia e la voglia di suonare senza pensare ad uno stile preciso, predefinito, portando ciascuno le proprie canzoni e influenze.Ascoltavamo sicuramente di più la musica americana (influenzati dall'uso degli strumenti acustici), la cosiddetta West Coast, Joni Mitchell, Crosby Still Nash e Young ect.; comunque, in quel periodo, era tanta la musica bella ascoltavamo di tutto. E' stato un periodo molto creativo, fondamentale per la nostra crescita, di grande sperimentazione e pochissimi mezzi !
Il nome del vostro gruppo, è legato a qualche aneddoto?
No, è più un concetto. Come dire Libertà !
E l'idea del camioncino con il logo?
Era un fatto piuttosto comune per quegli anni avere un pulmino per gli strumenti con il nome/logo disegnato. E poi ci piaceva molto viaggiare, incontrare altre persone e vivere altre storie......
clicca sull'immagine per vedere una bella foto del camioncino di "Stradaperta"
Come entrate nel giro della canzone d'autore romana, e cosa significava quel "posto delle fragole" chiamato Folkstudio, per voi e per i giovani dell'epoca ?
Cominciammo a suonare al Folk Studio su consiglio di Elisabetta Ponti (allora direttrice della rivista musicale Super Sound). Non finirò mai di ringraziarla per gli ottimi consigli che ci ha dato.
La domenica pomeriggio al Folk Studio c'erano i cosiddetti "folkstudio giovani happening ". Si arrivava nel primo pomeriggio e si suonavano un paio di brani a testa. Eravamo uno dei pochi gruppi a partecipare. Ricordo che quella domenica suonò anche Francesco DeGregori.....
Il Folk Studio era un posto molto importante ma piuttosto complicato per i gruppi, sicuramente più adatto ai cantautori. Il palco era molto piccolo, e si suonava " unplugged " nel senso che non c'era nessuna amplificazione. Questi limiti influenzavano anche la scelta del repertorio di canzoni da eseguire (anche, se per noi, all'inizio non ci fù nessun problema) e poi Giancarlo Cesaroni non vedeva di buon occhio tutti quei marchingegni elettronici !
Poi arrivarono i grandi raduni che ci coinvolsero totalmente..
Cosa ha significato per voi il raduno
di Villa Pamphili?
Una grande emozione ancora viva oggi.
Nel Giugno del 1974 partecipammo al IV°Festival dell'Avanguardia della Musica e Nuove Tendenze di Villa Borghese vincendo la coppa in palio come miglior gruppo esordiente !
Poi a Settembre al famoso ed irripetibile Festival di Villa Pamphilj, " apogeo e contemporaneamente epitaffio della musica alternativa italiana ", come ha ben scritto Piergiuseppe Caporale.Fu l'ultimo grande raduno a Roma....
clicca qui per approfondire su "Villa Borghese 1974" e sulla partecipazione di Antonello anche al Festival della Magliana....
Ti va di raccontare i tuoi approcci con la chitarra ?
Ho iniziato a suonare a 13 anni. Prima la chitarra elettrica, poi quella acustica/classica e infine il mandolino e la mandola. Sono autodidatta. Non sono un studioso dello strumento, sinceramente sono più interessato alla composizione delle canzoni.
Cosa preferisci suonare tra la chitarra acustica e quella elettrica?
Dalla fine del 1973 ho praticamente smesso di suonare la chitarra elettrica. Ho avuto un ritorno di fiamma nei primi anni ottanta. Oggi suono in prevalenza quella acustica.
Cosa consigli a un giovane che oggi volesse imparare?
Oggi ci sono ottime scuole ed insegnati. Comunque, per me, la cosa più importante è cercare sempre di avere un stile proprio, non seguire le mode.
Puoi raccontarci la vostra attività discografica alla luce anche delle recenti iniziative a "Villa Pamphili"?
Da qualche anno abbiamo iniziato a digitalizzare il nostro archivio audio (nastri ed LP) e quello cartaceo (recensioni, articoli, foto).Ci siamo ritrovati, quasi senza rendercene conto, con una quantità tale di materiale che ci siamo detti : perché non proviamo a fare un CD antologico ?
Questo avveniva alla fine del 2002 e fù proprio in quel periodo che Giovanni Cipriani organizzò la mostra per il 30 ° Compleanno del Festival di Villa Pamphilj. Una semplice coincidenza !
CLICCA QUI PER LA RECENSIONE DEL CD ANTOLOGICO DI STRADAPERTA
Se oggi dovessi fare un bilancio della stagione degli anni '70 cosa diresti?
Solo una parola. Indimenticabile !!!
Quanto la stagione del terrorismo ha inciso sulla vostra generazione?
Tantissimo. Però direi che quella è stata, per tanti giovani, soprattutto la stagione dell'impegno, dei grandi ideali.
Mi emoziona ancora pensarci. Quante cose succedevano. Sono stati anni fantastici e poi eravamo dei ventenni allora !!!
Ricordi qualche episodio di contestazione dei musicisti? (Anche Francesco(De Gregori) e Antonello (Venditti) furono contestati duramente al Palalido di Milano-1976, n.d.r.)
Credo che la cosa facesse parte di quel periodo storico.
Ricordo che ci fu una contestazione nel corso del tour di " Sotto il Segno dei Pesci " nell'estate del 1978 a Melzo (MI) .Non successe nulla, non erano violenti e alla fine del concerto ci fermammo a parlare, discutere a raccontarci ciascuno le proprie esperienze di vita.Comunque le contestazioni iniziarono anni prima anche in America.
Tieni conto, che ci furono contestazioni anche al Festival dell'Isola di Wight, nel 1970. Uno degli ultimi concerti del grandissimo Jimi Hendrix ! (22 Febbraio 2004)
2a parte: Il mercato della musica ieri e oggi
* Per l'intervista ha collaborato anche Marco Vannozzi (bassista di Stradaperta)
Sto svolgendo una tesi di laurea alla facoltà di Economia sul mercato discografico e ne approfitto per sentire la tua sul tema " Musica e mercato ieri e oggi."
Cosa pensi dell'industria discografica di oggi ? Il disco come "prodotto fisico" ha un futuro, stretto com'è tra la pirateria e le nuove tecnologie ? (Internet il fenomeno del "file sharing": Napster e dintorni...)
Il mercato è in netta flessione e questa sembra ormai una tendenza irreversibile.
Comunque, la ragione della crisi non è solo la pirateria o l'alto prezzo dei CD ma devi aggiungerci la bassa qualità o la scarsa originalità di quasi tutte le produzioni; la continua concorrenza di altre fonti sonore, dovunque vai senti musica per cui c'è una sorte di " overdose continua " e la confusione aumenta !
Poi è cambiata la società, c'è sempre poco tempo per l'ascolto più approfondito e in più l'interesse del consumatore è sempre più attratto da altre fonti di consumo per cui la somma da destinare ai dischi è sempre minore. Internet può essere un buon veicolo promozionale per i gruppi emergenti, però per il momento, ci sembra, che la maggior parte degli utenti é interessata a scaricare " una montagna di Mp3 ".....Ma credo che le cose miglioreranno.
Credi che sia possibile un futuro per il download a pagamento? (vedi napster 2 e i-tunes della Apple )
Chissà ! I risultati di iTunes della Apple sembrano interessanti.
Ci dobbiamo arrendere a pagare i dischi 20 euro o è possibile un concreto abbassamento dei prezzi? Qual è la componente che fa lievitare il prezzo ? Problemi di distribuzione, diritti d'autore, Iva, costi promozionali ?
Il costo è immotivato. Diciamo che le case discografiche, poiché vendono pochi cd, pensano facciamoli pagare tanto così guadagniamo ugualmente.... e le vendite calano ancora di più.
E' un vespaio che in tanti anni nessuno è riuscito a dipanare. Credo che per il momento la situazione rimarrà tale. Però vedo sempre più spesso CD in offerta speciale !
E' veramente incredibile che il prezzo dei CD rimanga a 20 euro, quando nell'immediato futuro il DVD ha più possibilità di sviluppo in quanto si può offrire oltre alle canzoni nuove anche brani di concerti, interviste con l'artista, mostrare gli strumenti della band far vedere come si è realizzato il disco e far vedere anche una parte privata della vita dell'artista giustificando i 20/25 euro.
I meccanismi di "scouting" sono cambiati rispetto al passato? E' più difficile oggi entrare in una logica di mercato per un musicista o un cantante?
Una volta le case discografiche prendevano sotto contratto gli artisti per tanti anni così che si poteva maturare con una certa tranquillità e crescere senza pressione. Adesso invece non c'è nessuno che ti segue, vogliono soltanto che gli consegni un CD da un milione di copie e poi al loro interno non ci sono più persone competenti che sanno riconoscere le buone canzoni e sappiano guidare gli artisti a dare il meglio di se stessi. No, credo che il dramma oggi sia che si entra troppo in una logica di mercato ! Noi, poi, eravamo sempre " on the road " , quella era la nostra vita.
In definitiva che futuro vedi tra musica e mercato ?
Vedi negli anni '70 quando andavi a suonare nei locali non ti chiedevano, che genere fate ? siete la cover band di quale gruppo ? come fanno oggi. Noi abbiamo suonato solo la nostra musica. La situazione è iniziata a cambiare negli '80 e noi, proprio in quel periodo, abbiamo smesso di suonare nei locali. La musica é diventata intrattenimento. I locali dovrebbero permettere ad artisti emergenti di esprimersi in libertà. Dopo tanti anni di musica, migliaia di serate e decine di dischi ho uno studio di registrazione (Marco Vannozzi - Zoo Symphony Studio) ma su questo non sò darti una risposta precisa. (22 Febbraio 2004)
Antologia 74-84 per la storica band romana
Recensito da Donato Zoppo
Tratto da:
http://www.movimentiprog.net/
Finirà mai di stupirci il progressivo italiano? Crediamo proprio di no, probabilmente perché gli anni ’70 furono davvero un momento particolare, in cui si respirava e viveva creatività. Quanti gruppi e artisti minori sono arrivati, nel corso degli ultimi anni, all’attenzione della critica: riscoperte, tardivi pentimenti, valorizzazioni ma anche solenni bocciature e ragionevoli ridimensionamenti. In fin dei conti la bellezza di quegli anni sta anche in questo: molte opere si erano ingigantite e il tempo le ha collocate nella giusta dimensione, altre invece erano passate inosservate e meritavano davvero un’adeguata “ricompensa”.
E’ il caso dei romani Stradaperta, un’esperienza di spicco in quella scena capitolina che, guidata dal Banco, annoverava nomi “minori” di immenso interesse: citiamo Reale Accademia Di Musica, Raccomandata e Samadhi, i Semiramis. Gli Stradaperta si collocavano nel versante più legato al folk rock d’oltreoceano e all’esperienza del nostro Albero Motore in particolare. I musicisti romani nel 2002 hanno pubblicato un’interessante antologia che seleziona il meglio dei loro brani. E’ un bel disco, presentato nel 2002, in occasione del trentennale del Festival di Villa Pamphilii 1972.
Il gruppo nacque nel 1974 e avviò la propria gavetta al celebre Folk Studio. Fu poi la volta dei festival: Villa Borghese e Pamphilii nel 1974, il supporto ai Van Der Graaf nel 1975, il concerto per i Radicali nel 1976. Dal vivo la band seppe dare il meglio: Renato Bartolini voce e chitarre, Rodolfo Lamorgese chitarra e armonica, Claudio Prosperini chitarre, Marco Vannozzi al basso e Marco Valentini ai fiati.
Nel 1975 un fatidico incontro: Antonello Venditti. Iniziarono le prime collaborazioni, il cantautore li presentò alla IT di Micocci, nel 1977 la band suonò nel bel “Sotto il segno dei pesci”, seguito da una lunghissima tournèe. Nel 1979 arrivò il primo album, “Maida vale”. Un gran disco, con la magistrale presenza di Carlo Siliotto, violinista del Canzoniere Del Lazio, Danilo Rea al piano, Agostino Marangolo alla batteria e il vibrafonista Carlo Pizzale.
La raccolta presenta i migliori brani di quel long-playing: “La luna di febbraio”, l’ariosa title-track, la malinconica “Karen”. Erano pezzi molto godibili, impegnati (testi di Gianni Dearca) ma lontani dal più cerebrale rock sinfonico: un country rock melodico ma molto raffinato, arricchito da fiati e percussioni, incalzanti soli di chitarra, spunti fusion (la strepitosa “Adesso ho te”) e intensi momenti folk di violino e mandolino (“Strada principale”).
Tra Jackson Browne, CSNY e una ricerca melodica tutta italiana, i brani scorrono ancora con piacere, merito anche dell’opera di digitalizzazione dei nastri da parte di Bartolini. Ricordiamo che nello stesso periodo gli Stradaperta parteciparono alle sessions di “Ondina”, il bell’album solista di Siliotto.
Dopo il primo album, finito il decennio settantiano e in pieno “riflusso”, la band proseguì il proprio sodalizio con Venditti. Nel 1983 pubblicò il secondo lp, ancora con la IT: “Figli dei figli della guerra”. Un disco più diretto, purtroppo privo di tante particolarità del primo. Parteciparono anche Tony Tartarini (ex Cherry Five) e due grandi nomi come Sandro Centofanti e Bruno Bergonzi: il risultato è un malinconico pop-rock metropolitano, quello di “Laura” e “Tobruk”, della poetica title-track.
Dopo un tour estero con Venditti e il concertone per lo scudetto della Roma, nel maggio del 1984 la band si sciolse, dopo dieci anni di ininterrotta e impeccabile attività. I suoi membri rimasero in contatto e quindici anni dopo il gruppo si rimetterà in piedi per la digitalizzazione e masterizzazione dei nastri.
Il dischetto alla nostra attenzione contiene anche degli interessanti inediti. Due brani sono dal vivo e destano in modo particolare la nostra attenzione. Evoca atmosfere californiane “L’altro uomo”, uno splendido pezzo dal famoso concerto per il Partito Radicale del 1976. Ancora dal vivo (1975), un’ipnotica coda strumentale che spazia da Oriente a Occidente.
Altri tre pezzi del 1976 sono cristallini e puliti: “Quattro chitarre”, con il bravo vocalist Peter Deno (già con Schipa in “Orfeo 9”), “Verità & Falsità” e “Non è più tempo”. Ci sono anche brani del biennio 82/83: la disincantata “Italian Zoo”, un funky-pop con echi della PFM ottantiana, la rockeggiante “Eva”.
Un’antologia davvero interessante e molto opportuna. La consigliamo a chi non conosce la band, una realtà di confine che sarebbe un peccato lasciare nel dimenticatoio.
Bentornati Stradaperta.
Per ulteriori dettagli:
http://www.stradaperta.com - Stradaperta
Per contatti:
stradaperta@libero.it
Leggete l' intervista di Augusto Croce - uno dei maggiori collezionisti italiani di dischi e dei massimi esperti in progressive italiano - a Renato Bartolini : http://www.italianprog.com/a_stradaperta.htm
Renato Bartolini racconta "Maida Vale" Album fotografico
Maida Vale è un quartiere di Londra, con la relativa fermata della metropolitana (vedi la copertina del ns. LP Maida Vale e le foto in "Album fotografico" ). Il mio amico Gianni scrisse il testo (e la maggior parte dei ns. testi) dopo aver vissuto a Londra per un certo periodo, nei primi anni ‘70.Il testo è un “ flash “ procurato dall’incontro con un barbone (tramp) della “ Maida Vale Station “. Da una ricerca su Internet ho poi scoperto che il nome viene da una località del sud d’Italia.
Un grazie a Manuela "Mangu" di Roma per la collaborazione alla grafica di pagina.
Autore del sito: Stefano Latini "Solegemello", il sito appartiene al suo autore