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"Ricordando..."
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Giorgio Gaber
di Stefano "Solegemello"
Questa pagina è dedicata a Giorgio Gaber e presenta testi di alcune sue importanti canzoni. Premetto a questi delle piccole note senza nessuna pretesa di esaustività, ma solo allo scopo di rendere un piccolo, piccolissimo omaggio al grande cantautore.
Partito negli anni '60 come musicista diviene presto un singolare caso di attore-cantante, assorbendo il clima molto vivo della Milano teatrale. Basti pensare ad un altro cantautore milanese, Enzo Jannacci, per rinvenire ancora questa tendenza a fare della canzone una rappresentazione a tutto tondo, evidententemente uno dei tratti salienti dei cantautori milanesi.
I suoi dischi si comporranno infatti di canzoni ma anche di monologhi (spesso dai contenuti poltico-sociali). Non deve quindi stupire l'affetto che gli ha tributato nel momento della scomparsa la Milano del teatro, in particolare il Piccolo Teatro e artisti come Dario Fo
e Franca Rame. Altro storico amico è Adriano Celentano, del quale era chitarrista agli esordi. Legatissimo infine a Paoli, Tenco e Lauzi, tutti cantautori geneovesi con i quali ha condiviso la giovinezza. A Roma era molto amico di Maurizio Costanzo, nei primi anni della sua carriera infatti intervenne spesso a una sua trasmissione radiofonica.
Giorgio Gaberscik, nato a Milano da genitori triestini il 25 gennaio del 1939, aveva debuttato come chitarrista nei Rocky Mountains, tra le collaborazioni è giusto segnalare Enzo Jannacci, tra le canzon,i quelle rock ("Ciao ti dirò") poi intimiste ("Non arrossire", "Genevieve"); in seguito umoristiche ("Trani a gogò", "La ballata del Cerutti", "Porta Romana").
Gli anni ’60 sono per Gaber quelli della grande popolarita`: partecipa ad alcuni Festival di Sanremo, gira caroselli e presenta qualche trasmissione televisiva. A "Canzonissima ‘69" porta "Com'e` bella la citta`". Negli anni Settanta inventa il "teatro-canzone" con "Il signor G", spettacolo nel quale affrontava temi sociali e politici. Nel 2001 ritorna con un disco “La mia generazione ha perso”, che riscuote grande successo. Postumo esce “Io non mi sento italiano”(2003). Era sposato dal 1965 con Ombretta Colli, allora anch'essa cantante-attrice e oggi Presidente della Provincia di Milano;
"Credo che il pubblico mi riconosca una certa onesta` intellettuale. Non sono ne` un filosofo ne` un politico, ma una persona che si sforza di restituire, sotto forma di spettacolo, le percezioni, gli umori, i segnali che avverte nell’aria."
sito internet consigliato: http://www.giorgiogaber.org
PORTA ROMANA torna su
Porta Romana bella, Porta Romana!
E' già passato un anno da quella sera.....
Un bacio dato in fretta sotto un portone,
Porta Romana bella, Porta Romana!
Porta Romana.....
In un cortile largo e fatto a sassi
io fischio e tu ti affacci a una ringhiera,
poi scendi e il pomeriggio è tutto nostro,
in giro per i prati fino a sera.
M'han detto che sei andata ad abitare
in un quartiere nuovo, più elegante,
ti sei sposata, è giusto, è regolare,
da me, lo so, non t'aspettavi niente.
passa un ciclista e canta, la voce s'allontana.
Porta Romana bella, Porta Romana!
Porta Romana bella, Porta Romana!
Un anno è lungo e brutto da passare,
d'amore non si muore, sarà anche vero,
ma quando ci sei dentro non sai che fare.
Porta Romana.....
Un cinemino forse fatto apposta,
due film in una volta cento lire,
ci siamo andati insieme ad ogni festa,
seduti in fondo, là senza guardare.
Quel giorno mi hai detto "Adesso basta".
Io zitto preferivo non sentire,
ma tu hai insistito "No, sul serio, basta"
come se fosse facile capire.
La la la la la la la la la la:
festeggia un ubriaco la fine settimana.
Porta Romana bella, Porta Romana!
LA LIBERTA' (da "Dialogo tra un impegnato e un non so")
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Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Per ricordare il grande, grandissimo Giorgio ,(che anno mai può essere quello che si apre con la perdita di un grande artista!!??) vi riporto lo stupendo monologo che chiudeva il suo ultimo album:“La mia generazione ha perso” del 2001.(Marco Re, "Rock 63", 2003)
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"Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà. .. la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto una educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche. . . lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima… prima…prima… era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l'aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
Qualcuno era comunista perché la borghesia, il proletariato, la lotta di classe...
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI TRE.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c'era il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista perché non c'era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito socialista d'Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi, solo in Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica eccetera, eccetera, eccetera…
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso. Era come… due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana
e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo".
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