Venditti tra calcio e canzoni
"Antonello e i mondiali"
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ANTONELLO VENDITTI NOTTE PRIMA DEI MONDIALI.
Articolo tratto dalla gazzetta del mezzogiorno del 15-06-1998.(inviato da Mimmo! Grazie!)

di Antonello Venditti

Per uno che ama il calcio come me, i mondiali sono un punto fermo ogni 4 anni.Nel primo ricordo nitido che ho,cosi chiaro da sorprendermi un po’(dicono che più si invecchia e meglio si ricordano le cose avvenute nel passato più lontano),ci sono io bambino nel cortile del palazzo di via Zara, a Roma, dove abitavo. C’era un portiere sardo,un classico dell’epoca,e correva l’anno 1958, quello dei mondiali di Svezia.
Di televisori ce n’erano ancora pochi,molto pochi,e noi naturalmente non l’avevamo.
Ad avercelo erano i Rossoni,che invitavano praticamente tutto il condominio a casa loro per le serate di gala,cessò”lascia o raddoppia”o per altri avvenimenti mitici. Telecomando niente, questo Phonola bianco\nero a valvole da 18 pollici comunque faceva la sua parte.Io nei miei ricordi sono in cortile, con tutti gli amichetti,che gioco a pallone in attesa della partita. Perché il senso del mondiale è sempre stato questo per i ragazzini italiani: nell’attesa che cominci giochi a pallone, ti gasi per bene, sali a vedere il primo tempo,scendi per una rapida sgambatura nell’intervallo,torni su a vedere la fine della partita.

SVEZIA ‘58

Quell’estate del ’58 io avevo nove anni ed ero già tifosissimo della Roma,perché mio zio mi portava allo stadio da quando avevo 6 anni. E non solo quando la Roma giocava in casa all’olimpico ma anche in trasferta.Lui era un socio fondatore della Roma ed io sono il classico bambino-mascotte della squadra,avevo il pallone con le firme di tutti i giocatori. Inutile dirvi che questo mio zio aveva un posto di primissima fila nel mio cuore quando potevo scappavo a casa sua. Allora la gestione delle società di calcio era molto più casereccia: i giocatori pranzavano tutti insieme in un ristorante, Cavinita, ma la sera spesso mio zio se li portava a casa in forze.Mia zia,che era veneta,cucinava per tutti cose buonissime sino alle 4 di mattina. Spaghettate pazzesche,patatine fritte a quintali…Io li ho conosciuti tutti i miei eroi di allora: Manfredini, Loiacono, Selmosson, Angellillo. E poi-caso nel caso-nel mio palazzo abitava lo stopper della Roma Guarnacci.Io insomma i mondiali li vivevo già in clima agonistico, e questa tivvù che per la prima volta portava nelle case degli italiani immagini di grandi partite giocate in posto cosi lontano,aveva un che di magico.Come il sole del Nord che sembrava non voler mai tramontare su quelle sfide,sul mio adorato Liedholm (ma allora non sapevo ancora che mi sarebbe stato cosi caro…) su Guarrincha, Didi, Pelè, Vavà, il quartetto più forte che si sia mai visto in giro.

CILE ‘62

Quattro anni dopo, il Cile. Il famigerato arbitro Inglese Aston,noi che abboccammo alle provocazioni e finimmo sbattuti fuori. Questi come tutti quelli in cui siamo finiti fuori al primo turno me li ricordo sfumati, annebbiati.
La nostra era la nazionale degli oriundi Altafini e compagni.Non ero però cosi cotto da non accorgermi dei torti che pure noi commettemmo contro i cileni,insomma non mi sembrò poi tutto questo scandalo.Parlando di Cile mi ricordo molto di più gli anni 70,gli sgherri del “macellaio”Pinochet,la coppa Davis vinta da Panatta e dagli altri e la polemica”andare-non andare”: io volevo andarci disperatamente, perché pensavo allora, e lo penso ancora oggi.che la gente comune non c’entra mai nientecon quello che accade nei palazzi di governo e non merita lo sfregio di un rifiuto.Già soffre abbastanza di suo.

INGHILTERRA’66

Togliamoci il pensiero: ”Era l’anno dei mondiali ,quelli del’66,la regina d’Inghilterra era Pelè…”.Io questa canzone,”Giulio Cesare”, l’ho scritta vent’anni dopo,nel 1986, un altro anno di Mondiali, quelli della “mano di Dio”di Maratona in Messico.
“Paolo Rossi era un ragazzo come noi”,che a tutti sembrò il Pablito del Mundial di Spagna,era invece un omonimo,il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, sulla scalinata della facoltà di Legge,che appunto nel ’66 era un ragazzo come me. Un nome banalissimo, buono per un eroe immortale come Pablito e per uno studente morto quando e come non doveva morire.Quelli del ’66 furono anche i primi mondiali alla tv. La BBC aveva un livello sconosciuto alle altre televisioni: replay, telecamere dappertutto.Cosi scoprimmo da subito che il gol che valse di fatto la coppa all’Inghilterra di Bobby Charlton (stranamente in maglia rossa ma noi non l’abbiamo mai saputo perché la tv era in bianco e nero),quello de 3-2 firmato da Hurst nel supplementare contro la Germania, non era mai entrato.Da allora io cominciai a regolare la mia vita sui mondiali,sono sempre andato a cicli di 4 anni,bilanci quadriennali.Per noi fu quello della Corea.Un dentista coreano, Park Do Hik (ma che fine avrà mai fatto?),ci mandò a casa nella più grande disfatta collettiva del dopoguerra in questo paese. E poi vi regalo un ricordo limpidissimo. Nicolò Carosio che commenta Portogallo-Corea: ”Prende la palla Eusebio , scarta uno ,due,tre avversari,supera il limite del centrocampo,avanza ancora ,prende la mira ,è al limite,tira….rete! Formidabile questo Beckenbauer !”Giuro disse proprio cosi.Ma Carosio è stato fenomenale,lui non avrebbe mai detto come fanno oggi:”Gli ritorna la palla”.No,tu non puoi ritornà la palla a nessuno,al massimo la ridai ,la restituisci,la rendi,ma ritornarla proprio non puoi,perché ritornare in Italiano è intransitivo.Poi lui ha inventato un lessico,ha traghettato il football dei penalty,dei corner,degli off-side al calcio dei rigori,dei calci d’angolo,dei fuori gioco.Non c’erano parole adeguate in italiano e lui le ha inventate. E poi io non sopporto i telecronisti anonimi che sono venuti dopo di lui,non capisco perché il mio commentatore non debba fare il tifo per la nostra squadra,soffrire come soffro io.

MESSICO’70

Qui siamo nella leggenda.Già i nomi dei posti sono leggendari. Toluca,lo stadio Atzeca…Nessuno ricorda mai che li vinse l’ultimo Brasile di Pelè,in tutto il mondo quello è il mondiale di Italia-Germania 4-3.
C’è tutta la vita in quella partita, il fato che la sera prima di partire manda a casa Anastasi e ripesca Boninsegna, che all’ultimo minuto di una sfida che stavamo rubacchiando manda uno che giocava in Italia e non aveva mai segnato in vita sua come Schnellinger ad allungare il match, Burnich in attacco a cercare il pareggio, il mito di Riva, la staffetta Mazzola-Rivera. Credo che ognuno abbia qualcosa da ricordare intorno a Italia-Germania 4-3, a cominciare dalla sigla del collegamento mondovisione che era di Burt Bacharach. La notte di Italia-Germania, anzi l’alba perché era proprio una notte agli sgoccioli quando la sfida finì, saltarono fuori tutti i tricolori che il ’68 e la sinistra avevano deciso di rinnegare.
Io sto dalla stessa parte dalla quale sono sempre stato,ma non ho mai nascosto la testa sotto la sabbia e quella era un’idiozia anche per rispetto a tutti quelli che in quella bandiera ci avevano creduto al punto da morirne.Io quella notte la bandiera l’ho tirata fuori e so annato in giro per tutta Roma. Fiero. E poi i mondiali del Messico sono i primi ai quali sia stata dedicata una canzone,la stupenda ”Messico e nuvole” di Jannacci, ”la faccia triste dell’America”.Mi fermo,perché Mexico ’70 è di tutto di più.

GERMANIA’74

Chinaglia che manda affanc..Valcareggi e tutta la panchina.Una brutta squadra di senatori.Ho rimosso tutto quel pessimo mondiale, tutto tranne naturalmente l’Olanda di Cruijff, Neeskens, Kroll, scippata dai panzer tedeschi. Qell’Olanda è la squadra che ha cambiato il calcio traghettandolo dal passato al futuro,dal dilettantismo al professionismo.

ARGENTINA’78

Bella squadra, divertente, orgogliosa.Troppo bella per vincere, forse.Ci fece felici,ci restituì il gusto di fare il tifo per la nazionale,ci servì l’antipasto della grande abbuffata di 4 anni dopo.E un giocatore come Bettega oggi che quotazione avrebbe? Cento miliardi?

SPAGNA ‘82

Chiudo qui, al “Bernabeu” la notte dei tricampioni del mondo, di Pertini, perché i campionati che sono venuti dopo (Messico ’86, Italia ’90 e Usa ’94) sono ancora troppo freschi per tutti,non vale ancora la pena di ricordarli. Per evitare ogni retorica, il mio Mondiale dell’Italia mondiale è la sera della finale con la Germania, io solo a casa perché la mia emozione era talmente forte ,talmente intensa,da non poterla dividere con nessuno,con una bottiglia di champagne in frigo. Alla fine tutta Roma che suona, salta, balla ,ride,si abbraccia e sciama per le strade io solo al balcone,con la coppa in mano,che bevo lo champagne freddo che va giù in gola e le lacrime salate che mi scendono inarrestabili E poi,la notte dopo il trionfo,il lunedì sera,a Roma.Uno speciale Rai condotto da Gianni Minà,con tutti gli azzurri e il “mio” Bruno Conti, poi una festa in casa Minà su in collina e io, Rossi e Tardelli che quasi all’alba ce ne andiamo a casa mia,a Trastevere.Il giornalaio che ha appena aperto,le auto della distribuzione dei quotidiani che arrivano una dopo l’altra,io che salgo a prendre un pallone e ci mettiamo a giocare come dei ragazzini nella piazzetta, ioPablito e l’uomo dell’urlo di gioia più indimenticabile di tutto lo sport mondiale. Arriva l’ennesima auto, rallenta, si ferma,l’autista guarda meglio…poi si passa una mano sulla faccia e fa un gesto come a dire:”Rossi e Tardelli che giocano a pallone con Venditti a Trastevere? Ma vaff….A st’ora so proprio cotto…”

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