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Warren Zevon
torna allo specialedi Marco Re “Rock 63”
Domenica 7 settembre 2003, il cantautore californiano Warren Zevon è morto nella sua casa dopo una lunga, dolorosa battaglia contro un tumore al cervello che da tempo lo aveva condannato a morte senza riuscire però a domarlo fino a pochi giorni prima: infatti da poche settimane è uscito nei negozi il suo testamento, il suo ultimo album “THE WIND” che vede al suo fianco alcuni dei più importanti nomi del rock d’autore americano come Bruce Springsteen e Jackson Browne.
Un testamento e un saluto a tutto il suo pubblico perché ormai Warren Zevon aveva consapevolezza che questo sarebbe stato il suo ultimo lavoro: infatti tra le perle del disco la cover di “Knockin’ on Heaven’s Door” (Bussando alla porta del paradiso) di Bob Dylan, scelta quasi beffarda se non fosse oggi così drammaticamente cruda.
Ieri Warren Zevon ha davvero bussato alle porte del paradiso.
Nome di culto per i conoscitori della canzone d’autore americana, Zevon ebbe una breve parentesi di successo e popolarità verso la fine degli anni Settanta, successo che però segnò anche l’inizio della sua dipendenza dall’alcool e una conseguente discontinuità di produzione che progressivamente lo ha tenuto lontano dal grande pubblico.
Il suo esordio risale al 1969 quando poco più che ventenne pubblica WANTED DEAD OR ALIVE album che non otterrà nessun riscontro tanto è vero che per il successivo disco bisognerà attendere il 1976 , WARREN ZEVON il titolo del lavoro , a siglare una sorta di nuovo inizio.
A sorpesa arriva il successo nel 1978 con l’album successivo “EXCITABLE BOY” che, a tutt’oggi, rimarrà il suo più grosso successo commerciale.
Successo che non si ripeterà con il successivo BAD LUCK STREAK IN DANCING SCHOOL (1980) né con THE ENVOY (1982): sono anni questi che progressivamente portano Zevon ad “annegare” nell’alcool la sua vita e il suo talento e ad allontanarlo dall’industria discografica per anni.
Persino il suo ritorno, verso la fine degli anni Ottanta (con “Sentimental Hygiene” – 1987 e “Transverse City” – 1989) sembrano lasciare indifferente sia la critica specializzata sia il pubblico che ormai sembra aver quasi dimenticato il suo nome.
Nel 1991 la critica accoglie ottimamente il nuovo "Mr. Bad Example” forse uno dei suoi dischi più drammaticamente personali (a partire dal titolo) in cui Zevon si mette a nudo mettendo in musica i suoi fantasmi, le sue debolezze e le sue fragilità. Gli anni Novanta porteranno, oltre a questo, solo un altro disco “Mutineer” del 1995: nella immagine di copertina appare precocemente invecchiato quasi come se non avesse alcun pudore a mostrare i segni che la vita dissoluta e l’alcool hanno lasciato sul suo volto e sulla sua anima.
Poi la diagnosi della malattia e l’inappellabile verdetto che Zevon raccoglie come sfida e d’incanto torna a scorrere la musica, bella, sofferta e pregnante come negli anni disincantati del suo esordio: LIFE’LL KILL YA (2000), MY RIDE’S HERE (2003) la geniale, irriverente autocelebrazione dell’antologico “Genius: The best of Warren Zevon” con quel teschio in copertina che fuma la pipa, sorta di esorcismo/sberleffo alla morte prossima ventura e – infine - il nuovo THE WIND uscito poche settimane fa, scritto di getto tra le sofferenze degli ultimi mesi e suonato insieme a tanti amici celebri che gli sono stati vicini fino alla fine.
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