"Le canzoni di Antonello Venditti"
una possibile interpretazionea cura di Stefano Solegemello
Quante volte vi siete chiesti: "ma cosa vuol dire questo verso?" . Quelle che seguono sono le mie interpretazioni, basate su interviste rilasciate da Venditti o da mie riflessioni personali.
Francesco De Gregori ha dichiarato che una canzone riuscita è come un quadro d'arte moderna, a cui ognuno può dare un significato, perchè in definitiva "non c'è niente da capire..."
Questo materiale appartiene agli autori , Stefano Solegemello & altri , ed è redatto per fini di diffusione culturale, studio e ricerca, qualsiasi sfruttamento commerciale è vietato. E' consentito l'uso privato. Per informazioni e comunicazioni SCRIVIMI !
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"NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI" E "BOMBA O NON BOMBA"Volevo fare due considerazioni : la prima su "Notte prima degli esami". I "4 ragazzi" della prima strofa sono i 4 del folkstudio : Venditti, De Gregori, Lo Cascio, Bassignano, unico pianista, Antonello. Una volta Venditti ha dichiarato che tutti in quell'epoca andavano in giro con la chitarra mentre lui aveva uno strumento più pesante....metaforicamente sulla spalla; ancora oggi Antonello quando parla del suo fare musica e del raccontarsi con le canzoni ripeta l'espressione "ho ripreso in spalla il pianoforte"
La seconda è Su "Bomba o non bomba" 1978 dove i due che partirono sono lui e Francesco De Gregori, con "un pianoforte, una chitarra e molta fantasia"; la canzone racconta il difficile cammino per i cantautori appena usciti da un periodo molto forte politicamente ma anche troppo ideologizzato;
"Sotto il segno dei pesci", l'album del '78 è un pò uno spartiacque tra il primo Antonello e il secondo, forse più intimista e meno votato alla denuncia sociale;
Nel corso della trasmissione ODEON (1978) , viene presentato il video di "il telegiornale" in cui Venditti gioca in studio con il conduttore del tg2 Pastore e quello di "Bomba o non bomba" registrato insieme agli Stradaperta. Questo materiale è stato riproposto nel corso di Odeon 2 nel 2004. Ecco la testimonianza di Renato Bartolini:
"Registrammo (noi al completo, Marcello Vento, Carlo Siliotto e la presentatrice/ballerina Laura D'Angelo) il video per la trasmissione Odeon se non ricordo male nel marzo del 1978; pensa che partimmo da Roma credo in treno alla volta di Modena fabbrica Orlandi, quella dei pullman.In pratica è il video di Bomba o non Bomba; Bologna, Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze, Orvieto e poi Porta Pia, Roma.
Il viaggio fino a Roma, tutti sul pullman della Orlandi, fu molto divertente (ho delle foto in bianco e nero). Il filmato l'ho visto solo una volta nel 1978 e ne ho un ricordo piuttosto vago; allora non c'era modo di registrare niente !"
(R. Bartolini, Stradaperta http://www.stradaperta.com)di Stefano Solegemello
CANZONI DAL NOME DI DONNA
"Lilly, Eleonora, Sara, Marta, Mariù, Esterina, Giulia, Lula e tante altre...."
Ringrazio gli amici del forum "solegemello" che mi hanno offerto diversi spunti per scrivere questa scheda;
Il canzoniere di Antonello Venditti è molto ricco di nomi femminili, nomi contenuti nei versi delle canzoni quando non direttamente titoli di brani celebri ed entrati nell'immaginario collettivo Le donne cantate da Antonello(più o meno reali o di fantasia) sono spesso il pretesto per allargare lo sguardo sulla società; Pensiamo a "Lilly" (1975), in cui si affronta , forse per la prima volta in Italia, il tema della droga. "Lilly" è un grande pezzo anche per la sua grande innovatività testuale e per il suo non essere una cronaca pura e semplice ; accanto alla denuncia ("li dovevano arrestare"), ci sono i ricordi ("studiavamo insieme...") e il dolore di chi ha perduto una persona cara. Altra canzone, altra problematica, altra droga: la cocaina di "Eleonora" (1982, "Sotto la pioggia"). In questo brano viene descritto l'ambiente dove di solito circola questo tipo di stupefacente. Ma nel mondo "vendittiano" troviamo anche "Sara", la giovane ragazza-madre : "e poi attenta ricordati che aspetti un bambino", con il finale "il tuo bambino, se ci credi nascerà...". E poi "Marta", del 1974, divisa tra "il salario e pagella", lo studio e il lavoro, piena di dubbi e insicurezze proprio come lo stesso Antonello "ho vissuto come te sempre chiuso nello specchio...aspettando un altro me". Nel 1973, album "Le cose della vita", ecco apparire l'intrigante Mariù : questa volta non si parla di politica o di problematiche sociali che spesso si celano dietro ai personaggi femminili vendittiani; si tratta di un brano privato, un'infatuazione adolescenziale, un amore solo sognato e molto voyeuristico. Tutt'altro taglio per "Stupida signora"("le cose della vita", 1973) : la conturbante Mariù lascia il posto a una donna lasciva e ipocrita, mutevole come le stagioni. Sempre dell'album "Le cose della vita" è la vecchia morente de "E li ponti so' soli", canzone tutta permeata da un senso di decadenza che in definitiva attanaglia la stessa città di Roma, la Roma trasteverina appoggiata sul Tevere, la Roma sparita, raggrinzita come il viso della gattara della canzone, come le foglie secche d'autunno.
Sempre dallo stesso album è "Il treno delle sette" in cui sono messe a confronto una madre e una figlia che vivono due condizioni diverse, la prima è operaia e vive "il cammino del dolore", il lavoro, la fabbrica, il salario, la figlia invece vuole studiare, evolversi. I confilitti sono inevitabili. Temi analoghi anche per "L'ingresso della fabbrica"(1973, "L'orso bruno") : una fabbrica, una donna, un bambino. Del 1972 è "Sora Rosa", la prima canzone scritta da Antonello, un grido liberatorio e di rivalsa nei confronti della famiglia e di un mondo che l'adolescente Venditti non riesce ad accettare così com'è. Dello stesso anno è "Dolce signora che bruci" (Theorius campus), tutta incentrato sul tempo che passa e sul mutare dell'amore...
"Esterina" , 1986, è invece una ragazza ebrea destinata a vivere in una "terra che non sa capire...", protagonista della canzone è dunque il problema del rapporto tra le religioni.
"Giulia", che fa compagnia a "Sara" nell'album del 1978 "Sotto il segno dei pesci", è invece il prototipo della femminista sopraffattrice (non il femminismo come giusto movimento di rivendicazione ma il suo estremo che diventa simile al maschilismo): "Giulia ci sa fare, Giulia è intelligente, Giulia è qualcosa di più..." e ancora "Giulia parla anche per te...", affascinante quanto si vuole ma che giocando con i sentimenti finisce per separare due persone...
Ancora la citazione di un nomi femminili è nelle belle "Notte prima degli esami" (1984) ("Claudia non tremare non ti posso far male..."), e in "Qui "(1984) ("Valle Giulia ancora brilla la luna...e Paola prende la mia mano caduta per sbaglio sui nostri vent'anni tesi come coltelli...."), in cui il ricordo di amori del passato si unisce a quello degli anni della scuola e dell'essere parte del grande movimento del '68. Quegli stessi anni sono evocati molti anni più tardi ne'
"Il compleanno di Cristina"(1988) ("e devo ricordarmi di comprare anche dei fiori perchè c'è il compleanno di Cristina...") brano in cui con brevi tratti Antonello descrive i giovani del 68....vent'anni dopo, un pò un seguito di "Sotto il segno dei pesci"(1978), "E Marina se ne andata oggi insegna in una scuola..." ; cosa rimane delle utopie sessantottine? "solamente amore ed unità per noi", ecco la risposta di Antonello. E non è poco.
"Cinzia cantava le sue canzoni e si scriveva i testi sul diario per sentirli veri.." è uno dei versi della bella "Piero e Cinzia" anno 1984, canzone-racconto in cui il concerto di Bob Marley del 1980 fa da sfondo alla storia (vera) di Piero e Cinzia, giovani sposi con "un figlio in arrivo".
I due ragazzi della canzone sono il simbolo di una generazione che sta crescendo, di quanto può essere difficile affacciarsi alla vita adulta, alle prime responsabilità; E' la storia di una fuga quella di Cinzia, e chissà forse anche di un ritorno "dai Cinzia torna a casa...".
Del 1976 è "Maria Maddalena" una canzone bellissima divisa musicalmente e idealmente in due parti : la prima è il racconto di una ragazzina cresciuta troppo in fretta ("aveva dodici anni e conosceva l'amore...") , la Maddalena del Vangelo, la seconda è una storia dei giorni nostri, ambientata "lungo i viali di Milano". Il brano è tutto rivolto alla critica della "cultura benpensante" ; questi stessi temi tornano anche in "Strada" (1976) (canzone che presenta una citazione di C. Pavese), dove si affronta il tema della prostituzione con molta delicatezza, Antonello non giudica, non fa distinzioni "bambini e gentiluomini tutti senza poesia".
Molto intenso è il canto della pioggia contenuto in Lilly (1975) , "Santa Brigida", una canzone in cui Antonello utilizza un antico motivo popolare attualizzandolo al presente.
C'è spazio anche per l'amicizia come quella per "Maryanne, la rossa, laureata in lettere antiche lavorava in una scuola di Milano" nella autobiografica "Robin", storia dei primi approcci con il palcoscenico, adeguatamente supportati dagli amici con cui si sono fatte esperienze comuni. "Donna in bottiglia"(1979) è invece una canzone amara che forse preannuncia la crisi, il tutto è sottolineato da una musica splendida e da una forte tensione emotiva.
Le ragazze di Monaco (1982), è invece una canzone sulle sfumature dell'amore, da quello ingenuo e sincero delle ragazzine tedesche a quello superficiale delle romane "abbronzate ad ottobre". In "Eva dagli occhi di gatto", cantata da Milva e inedita nell'interpretazione dell'autore è invece descritta una donna piena di mistero, in cerca di se stessa a New York City ma con ancora addosso "tutti i segni della vecchia Europa". C'è poi tutta una serie di figure femminili di cui Antonello parla più o meno direttamente nelle "canzoni d'amore", pensiamo a canzoni dell'addio come "Dimmelo tu cos'è", dell'incomunicabilità ("L'amore non ha padroni"), a canzoni in cui il rapporto di coppia è analizzato insieme a problematiche sociali ("Questa stupida e lurida storia d'amore", "Le tue mani su di me"), ad altre dove è centrale il ricordo di amori del passato, "Ricordati di me"(1988), "Amici mai"(1991), "Ogni volta"(1995), ad altre ancora.
Di questo filone fa parte anche "Lula", 1999, qui il tema è ancora la nostalgia per un amore del passato, con la ripresa di immagini già utilizzate in altre canzoni , "Raggio di luna"-1991, "Miraggi"- 1988, con le quali forma un ideale terzetto. Laura e Aisha sono invece le protagoniste di "Che fantastica storia è la vita"(2003); La prima (impiegata e con un bambino a carico) può essere assimilata a "Sara", a Marina di "Sotto il segno dei pesci", quei personaggi vendittiani a cui la vita pone delle prove non facili ma che sanno lottare, che odiano arrendersi Aisha invece è una bambina, sola perchè ha perduto i genitori in un naufragio, ("sono la quarta di tremila persone") che nonostante tutto "sceglie la vita", Aisha è la vita stessa, il valore supremo che ci soccorre quando pensiamo che sia finita. E la storia continua...
"GIULIO CESARE"
”Era l’anno dei mondiali ,quelli del’66,la regina d’Inghilterra era Pelè…”.Io questa canzone,”Giulio Cesare”, l’ho scritta vent’anni dopo,nel 1986, un altro anno di Mondiali, quelli della “mano di Dio”di Maratona in Messico.
“Paolo Rossi era un ragazzo come noi”,che a tutti sembrò il Pablito del Mundial di Spagna,era invece un omonimo, il primo morto negli scontri tra studenti e polizia a Roma, sulla scalinata della facoltà di Legge, che appunto nel ’66 era un ragazzo come me. Un nome banalissimo, buono per un eroe immortale come Pablito e per uno studente morto quando e come non doveva morire.(TRATTO DA "la gazzetta del mezzogiorno", 15-06-1998.)
"STUKAS" di Marco Re
Vi sono forse rimandi tra "STUKAS" di Venditti (1982, "Sotto la pioggia") , "perchè noi siamo grandi farfalle travestite da squali..." (gli Stukas sono temibili aerei da guerra, ndr) e la famosa "WOODSTOCK" di Joni Mitchell ("E sognai di vedere i bombardieri in cielo con i loro cannoni tramutarsi in farfalle sopra la nostra nazione"). Il testo di Antonello sembra debitore per quanto attiene alla metafora delle farfalle alla canzone della Mitchell che venne portata al successo da Crosby Stills Nash & Young che la riproposero nel loro celeberrimo (e vendutissimo) DEJA VU del 1971 : Antonello sicuramente conosceva e amava quel disco perchè per i giovani di quel tempo era una sorta di must (quasi come "Nevermind" dei Nirvana agli inizi dei 90 o un Eminem per un qualsiasi teen agers di oggi). Antonello aveva 20 anni o giù di li... e i CSN&Y furono un supergruppo (o meglio il primo supergruppo) che non poteva a quel tempo lasciare indifferenti tutti coloro che amavano la musica...
"CAMPO DE' FIORI" E "A CRISTO" di Stefano "Solegemello".
Campo de' fiori è del 1974 ed è contenuta nell'album "Quando verrà Natale".
Antonello la scrisse subito dopo la denuncia ricevuta per "A Cristo", in occasione di un tour nei teatri chimato "Racconto". Venditti suonava al teatro dei Satiri con Cocciante e De Gregori e una sera un ufficiale di polizia pensò bene di fare la denuncia. La canzone era tutto meno che vilipendiosa, una ballata in romanesco dove Venditti chiedeva a Cristo di scendere sulla terra perchè le cose non si mettevano troppo bene...nel brano vengono citati L' Irlanda e il Vietnam..."forse stai impegnato su in Irlanda...e t'hanno pure incastrato nel Vietnam..." e poi la palestina "L'occhio vergognoso di un Mosè, Moshe Dayan", insomma Cristo , un Cristo molto umano, non sa più a chi dare i resti....
La denuncia fu basata sulla frase "Ammazzate a gesù crì quanto sei fico", come se questa frase portasse un insulto....inoltre Antonello invitava Cristo a non tornare a Roma, viene citato l'episodio del "quo vadis"(a Roma c'è ancora la chiesa del Domine quo vadis sull'Appia antica..)....inoltre gli angeli che Cristo avrebbe mandato sulla terra sarebbero stati abbattuti da "angeli più forti" i fantonmix aerei da guerra americani dell'epoca...
Antonello in un concerto al Palaeur del 1997 con una grande orchestra sinfonica, raccontò di nuovo questa storia ed eseguì "Campo de fiori". In quell'occasione disse "Dopo la denuncia per A Cristo andai a campo de fiori, sotto la statua di Giordano Bruno, uno che di libertà se ne intendeva e scrissi questa canzone". Nel brano c'è infatti la parola "libertà", urlata anzi gridata al cielo....
"Adesso ho un pò paura per la libertà.....", inoltre questa canzone è un'ottimo esempio di una Roma popolare che lascia il posto a una Roma più ricca...allora Campo de' fiori era un quartiere ancora dominato da un certo clima proletario...dove "i bambini crescono bene, rubano sempre ma non tradiscono mai....", quindi anche una Roma di piccola delinquenza ma genuina, pura.
Inoltre è una canzone sul tempo che passa..."il tempo ha già sconfitto le ombre di un'età...." , lo stesso antonello è coinvolto "Campo de' fiori io non corro più...." inoltre, "il tempo ha già sconfitto i soldi di papà...", forse un riferimento ai primi successi, al primo affermarsi come cantante, quando questo stava diventando da poco un mestiere...inoltre Campo de' fiori è la meta del primo Venditti che lascia la casa sulla Nomentana (quel Corso Trieste dove sorge il liceo "Giulio Cesare" e si spinge a conoscere la Roma antica, quella che aveva amato sui libri e che i genitori gli negavano tenendolo chiuso in casa.
Campo de' fiori vuol dire i primi locali alternativi, vuol dire suonate in strada con altri amici, poi finiti al folkstudio.
Nel 1968-69 quando Antonello si comincia ad affacciare a questo contesto culturale, ancora non suonava il piano in pubblico bensì i bonghi proprio a Campo de' fiori. Per tornare ad "A Cristo" ti riporto quanto ho letto su un CIao 2001 del 1974, preso da me in biblioteca qualche settimana fa...la Canzone "A Cristo" era un modo per raccontare un Cristo molto umano, più vicino a tutti noi di quanto lo mostrava la chiesa cattolica, Antonello dice letteralmente "ho considerato Cristo come "un compagno di Campo de' fiori". Inoltre si può mettere in antitesi a "Campo de' fiori" un altro brano da quel "Quando verrà Natale" (1974) , si tratta di "Piazzale degli eroi", come questa piazza si trova nel quartiere Prati , un quartiere intorno a San Pietro e storicamente di destra, in questa canzone a differenza di "Campo de fiori" viene dipinto un clima di ricca borghesia che fa dire ad Antonello "troppi pochi soldi in tasca per poter spiare voi" ed ancora "troppe scritte nere, nere sui muri"(ovviamente il nero è riferito al colore politico, ancora oggi a Roma il quartiere ha un pò questa connotazione ed è facile trovare scritte di estrema destra e movimenti di quel tipo. Oggi le cose si sono comunque rimescolate.
Per tornare a Campo de' fiori, bella è la versione tutta al pianoforte che è nel live "Centocittà" e notevole è quella in "Antonello nel paese delle meraviglie"(1997) un disco interamente registrato con un'orchestra sinfonica, la Bulgarian sinphony Orchestra, calcola che questo brano si adatta parecchio all'orchestra e nella prima versione presenta parecchi archi. Comunque è bella e sentita anche tutta al piano.
qualche testimonianza...
Antonello Venditti
CONTINUERO’ A CANTARE LE COSE DELLA VITA
di Antonello Bosso
tratto da MUSIKBOX gen/feb 2001
E pensare che pochi anni prima avesti pesanti problemi di censura con "Compagno di scuola" e , caso ancora più clamoroso, con "A Cristo". Anzi colgo l’occasione per chiederti di fare definitivamente chiarezza sulla vicenda giudiziaria legata a questa canzone.
Fui condannato in Appello e in Cassazione per vilipendio alla religione dello Stato.
A Cristo è una canzone che ha in sé una profonda religiosità. Era il periodo della guerra del Vietnam, non tanto quando venne pubblicata, nel 1974, che era quasi finita, ma quando la scrissi nel periodo ‘66-‘67, era ancora nel pieno. Stava anche scoppiando la guerra in Irlanda, un conflitto che io, per aver frequentato Belfast per un certo periodo, ho quasi visto nascere, non capendo del tutto, allora, il perché di questo antagonismo tra protestanti e cattolici. In me c’è sempre stato un sentimento di giustizia cristiana, motivo per il quale pretendevo che la Chiesa si esprimesse sui fatti importanti di quell’epoca. Invece la chiesa a quei tempi era silente, per cui ho immaginato che Cristo rinascesse e che, comunque si giustificasse, e gli facevo rispondere "Guardate che io ci provo a mandare i miei angeli, ma ci sono i fantomix degli americani che me li abbattono"
La canzone scritta in dialetto romanesco, conteneva un verso: "Ammazzate Gesù Crì quanto sei figo" ed io fui condannato sulla presunzione che figo fosse un insulto, invece tutti sanno che a Roma questo termine significa "quanto sei forte".
Fu un maresciallo, proprio nel corso di un concerto -perché la denuncia partì proprio da un concerto al Teatro dei Satiri tenuto con De Gregori e Cocciante- che alla fine del secondo giorno di spettacolo venne da me e mi notificò questa cosa. Ero sbalordito e incredulo, ma poi arrivai davanti ad un giudice che mi condannò.
e poi una curiosità a cui non darei troppo peso....
MUSIC Anno 3° n. 28 Giugno 1981
Ma per te è lecito copiare?
La maggior parte dei successi internazionali sono motivi popolari che circolano nell’aria, che hai sempre sentito. C’è un’arte di saper rubare. De Gregori ha ascoltato Dylan e Cohen, ma poi è andato per la sua strada.
E tu?
Ho ascoltato Cat Stevens, ma forse ora è lui che ascolta me, dato che non incide più. Ed io sono stato copiato da Dylan. L’inizio di "Campo de’ Fiori" si ritrova in un recente suo disco. Onore al merito di chi da una canzone riesca a tirar fuori qualcosa di più.
"ESTERINA"
"Esterina" è una ragazza ebrea che vive a Roma e che...sogna la Palestina; io affaccio sulla sinagoga ne vedo tante di Esterine; non è che io sia filoebreo o anti, esistono i Palestinesi con i loro problemi ma esistono pure gli ebrei con problemi fondamentalmente simili. In tutti noi c'è un posto che in sogno si vorrebbe raggiungere"(da Ciao 2001, 20-6-86)
"Questa in realtà è una canzone quasi autobiografica, perché io anni fa ho amato molto una ragazza ebrea e mi sono accorto che ancora nella nostra epoca certe differenze culturali e religiose possono allontanare le persone." (DA TV SORRISI E CANZONI 31/8-6/9 1986)
"ROBIN", "KRIMINAL", "MEZZANOTTE"
tratto dall'intervista "Basta America torna a Roma", 1979 di Mario Luzzatto Fegiz:"Robin”, che ricorda un po’ “Bomba o non bomba” è ispirata anch’essa ad un viaggio irreale fra i vari “posti delle fragole” dell’artista: c’è l’allusione a Torino, davanti al Ferrante Aporti, un’altra al suo impresario Libero Venturi (descritto come un tipico gentiluomo che viene da Cesena). Il protagonista infine, giunto sulla via Tiburtina abbandona tutti e scompare. Va ricordato che sulla via Tiburtina sorge la RCA, la prima casa discografica di Venditti con la quale l’artista ha conservato un rapporto di amore-odio. “Kriminal” invece è una sorta di canzone-gioco sui sensi di colpa del cantautore.
“Mezzanotte” è una chiara presa in giro di “Come fanno i marinai” di Dalla e De Gregori: melodia facile, giro armonico elementare, se la prende con l’America, anzi con la California in particolare."MODENA"
"Modena", 1979 si avvale nella versione originale e in quella live del '92 del saxofonista Gato Barbieri uno dei più bravi del mondo. Gato Barbieri è l'autore della colonna sonora del film "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci.
tratto da "Le canzoni politiche" di Stefano Solegemello :
"Vicino alle "bandiere dritte in faccia al sole", compare a "Modena", la disillusione, la consapevolezza di un mondo che cambia e di un partito che non sarà mai più lo stesso (la canzone descrive un festival dell' Unità ai tempi del "compromesso storico", l'accordo tra i due grandi partiti di massa di allora, DC e PCI, poi naufragato nel giro di poco tempo).Il declino del "grande partito rosso italiano" era quindi cominciato, la ricerca di "una nuova identità" continua anche oggi..."
BOB MARLEY E "PIERO E CINZIA" (intervista di Sandro Neri)
MILANO, 10 MAGGIO 2001 - Conserva ancora il biglietto, custodito nello scrigno dei «cimeli» più preziosi. E un mare di ricordi: la folla che riempiva lo stadio, Milano che «quel giorno era Giamaica», il fascino del re del reggae che «non era una star, ma soltanto uno di noi». C'era anche Antonello Venditti tra i fans di Bob Marley, al concerto del 27 giugno 1980 a San Siro. Quell'evento, che richiamò al «Meazza» quasi centomila persone, è parte integrante della sua storia di cantautore: «Dall'emozione di quella serata e dall'incontro con uno dei giovani che come me era andato a Milano per assistere al concerto è nata anche una canzone, "Piero e Cinzia", che credo rappresenti, oltre che un capitolo importante della mia musica, tutta una filosofia tipica di quegli anni», racconta Venditti mentre l'amico ritrovato Francesco De Gregori, con lui per provare un brano da regalare a Fiorella Mannoia, attacca con la chitarra «No woman, no cry».
Venditti, sono passati 21 anni da quel concerto, 20 dalla morte di Marley: cosa ricorda di quei giorni?
«Sicuramente una grossa emozione: la sera prima del concerto, incontrai Bob Marley in ascensore. Casualmente, alloggiavamo nello stesso albergo di Milano. Lui, senza sapere neppure chi fossi, mi invitò alla festa che la casa discografica aveva allestito per lui. Così, mi ritrovai di fronte a una torta immensa, a fianco di una star che in realtà faceva di tutto per non essere tale».
Poi nacque "Piero e Cinzia", rimasta un po' come il romanzo in musica di quella magica notte a San Siro...
«La canzone è una storia vera. Piero, giovane meccanico di Roma, assomigliava a Marley: aveva i capelli dei rasta, fumava marijuana. L'ho conosciuto la mattina dopo il concerto. Mi ha chiesto un passaggio in macchina, al casello dell'autostrada e nel viaggio fino a Roma mi ha raccontato di Cinzia. Erano arrivati insieme a Milano, per Marley. Ma una volta a San Siro lei si era dileguata nella folla, lasciandolo in lacrime».
Gli ingredienti giusti per una canzone di successo...
«In realtà ho impiegato quattro anni a scrivere il brano. Avevo la storia in testa, chiarissima. Ma sembrava impossibile raccontarla. Il pezzo è uscito nell'album "Cuore" e due anni dopo ho rivisto Piero: grazie a quella canzone Cinzia aveva deciso di tornare con lui».
Il concerto di Marley ha aperto anche una nuova stagione musicale nell'Italia di quegli anni.
«Vero. Fu il primo concerto totale: c'era gente venuta da Palermo, da Napoli. La musica non si sentiva benissimo ma il clima era stupendo, di grande energia. Girava anche molta "erba": quel concerto era una sorta di grande canna. Comunque, un evento indimenticabile di cui ho voluto conservare anche il biglietto».
La musica di Marley cosa rappresentava per lei, cantautore?
«Bob, per me, era lo Springsteen diverso. Mi colpiva il suo amore per il calcio, inteso come gioco di liberazione politica. Come uscita dal ghetto. In questo, credo che io e lui siamo molto vicini. Una cosa, però, mi spiace...».
Quale?
«Che nessuno abbia raccolto la sua eredità. Neppure quelli che suonavano con lui».
di Sandro Neri
"MA CHE BELLA GIORNATA DI SOLE" E "21 MODI PER DIRTI TI AMO"
di Stefano SolegemelloQuesta volta voglio parlare di "Ma che bella giornata di sole" e di "21 modi per dirti ti amo";
Ho preso queste info da interviste di Antonello e dal suo racconto al concerto di Tor di valle 2000;
La canzone " Ma che bella giornata di sole", una delle mie preferite, parla del ritorno del papà di Antonello dalla guerra e dall'incontro con la madre...dopo tanti anni di guerra finalmente una bella giornata di sole...il verso in cui Antonello dice "questo profumo di limoni dalle finestre aperte" a me fa venire i brividi.La canzone "21 modi per dirti ti amo"...che io per anni avevo considerato soltanto una canzone d'amore ha invece un significato ben diverso...nasce infatti dall'esperienza di Antonello in Eritrea durante uno degli innumerevoli periodi di guerra in questa zona dell'Africa..."21 giorni sull'altopiano"...e " se avessi un fiume te lo darei e questa pietra sarebbe grano..."...poi nella canzone compare anche l'amore tra due persone ma non è l'unico tema.
Antonello ha parlato di questo al concerto a Tor di Valle, a cui io ero presente e ho apprezzato moltissimo questa divagazione !!di Stefano Solegemello
LO STAMBECCO FERITO
tratto da "Le canzoni politiche" di Stefano Solegemello :
Dell'album "Lilly", 1975, è una delle canzoni più "forti politicamente" di Antonello Venditti,
"Lo stambecco ferito"; "lo stambecco" è il sistema (rappresentato da un ricco industriale sfruttatore) e il bracconiere che lo vuole uccidere è la "giustizia proletaria". La canzone come ha dichiarato Antonello in una vecchia intervista vuole aprire un caso di coscienza ovvero chiedere se sia giusto uccidere per motivi politici. La risposta è lasciata all'ascoltatore-lettore (il bracconiere esita nello sparare e viene ucciso dalla polizia). Il brano ha dunque una sua originalità che lo distingue dal famoso pezzo di Francesco Guccini "La locomotiva" : anch'esso evocava "la giustizia proletaria".
“Penna a sfera” dall’album “Lilly” del 1975 è una canzone satirica sulla stampa, specie quella scandalistica. Il brano è forse collegato a un’intervista che il cantautore aveva rilasciato a Enzo Caffarelli. Nel pezzo del giornalista, che intervistava contemporaneamente anche Francesco De Gregori, c’era una critica verso i due cantautori, i quali, secondo Caffarelli, mostravano tutte le loro contraddizioni: da una parte professavano impegno con le loro canzoni e dall’altra soggiornavano, durante la tournée in alberghi di lusso bevendo champagne.
“Penna a sfera” di Stefano “Solegemello”
Nel brano “Penna a sfera” finiscono i versi “del cantautore, del cantautore nemmeno l'ombra , telefonò in tutti gli alberghi e perfino nel piano bar, pensando che stesse bevendo ancora una coppa di champagne”, dove Venditti forse risponde anche a chi aveva visto in “Piano bar” di De Gregori una canzone “contro” di lui.
"CI VORREBBE UN AMICO"
"Ci vorrebbe un amico" e' dedicata oltre che alla moglie anche a Romolo,un garagista che Antonello ha conosciuto a Milano,dove era andato "in esilio" per stare lontano dalla sua Roma e dalla moglie.Romolo era una persona molto semplice e ha fatto conoscere ad Antonello il valore dell'amicizia. Quando e' venuto a mancare improvvisamente Venditti gli ha dedicato "Ci vorrebbe un amico".
di Marta(Verona)
"L'AMORE NON HA PADRONI/DIMMELO TU COS'E'", "LE TUE MAI SU DI ME" :
tratto dall'intervista rilasciata a "Il giorno" http://ilgiorno.quotidiano.net/
(....) Venditti, le canzoni d'amore, da 'Lilly' in avanti, sono quasi un suo marchio di fabbrica. Quanto c'è di autobiografico in questi brani?
"A volte molto. Il cane di cui cantavo in 'L'amore non ha padroni' è lo stesso che non mi riconosce più in 'Dimmelo tu cos'è'. Ma, l'ammetto, per un po' ci ho anche marciato. Trovavo ragazze che mi chiedevano: 'E' vero che questa l'hai scritta per me?'. E io annuivo, tranquillamente".
Tra i brani per la raccolta, ha scelto anche 'Le tue mani su di me', del 1972. Una canzone d'amore un po' anomala...
"E' vero. Negli anni Settanta era difficile parlare d'amore. Specie per i cantautori. La parola d'ordine era impegno. L'amore doveva essere disperato, e questa canzone nasceva da una considerazione: era davvero possibile parlare d'amore mentre nel mondo c'erano solo guerra e dolore? Per questo, il brano è pieno di riferimenti ad accadimenti reali: la fabbrica occupata, il fucile che rimpiange Waterloo, una disperazione che era quella comune a tutta la mia generazione". (...)
ROMA CAPOCCIA E DINTORNI...
"Roma capoccia"venne scritta una domenica pomeriggio ; la sua famiglia era andata a fare una scampagnata e lui era rimasto a casa e si e' messo a guardare fuori dalla finestra e' andato al pianoforte ed e' nata "Roma Capoccia", questo tra i 14 e i 15 anni di età insieme a "Sora Rosa", la prima in assoluto, e "Lontana è Milano" .
I giovani del Folkstudio ,erano quattro,ma solo Venditti e De Gregori furono disposti ad andare in Ungheria in tournee' dove divennero famosi e cosi' nacque il duo formidabile
"Le cose della vita" era la canzone con la quale i giovani del folk studio concludevano ogni giornata di lavoro..di Marta di Verona
"UNA MONTAGNA TROPPO ALTA DA SCALARE..."
"Mio padre ha un buco in gola", "Giulio Cesare", "Ma che bella giornata di sole",
"Lacrime di pioggia"Antonello ha dedicato al padre diverse canzoni: "Mio padre ha un buco in gola"(dall'album "le cose della vita, 1973) , che prende il titolo dalla ferita subita da Vincenzo Italo Venditti nella seconda guerra mondiale. La "leggenda" racconta che un proiettile rimbalzò sulla fibia della cinta e si conficco' in gola.
La canzone, dai toni molti aspri, è un atto di accusa verso i genitori giudicati dal giovane Venditti estremamente "chiusi" e simboli di un'Italia che non gli piace. La madre è "professoressa" di latino e greco, il papà proprio negli anni della contestazione è vice prefetto di Roma. Da notare il "simpatico" aneddotto secondo cui durante l'occupazione della facoltà di Architettura (Valle Giulia, vedi la canzone "Qui", "Cuore", 1984), il vice-prefetto chiamò con il megafono suo figlio dicendo "Antonello non fare il cretino, vai a casa"; Tornando alla canzone "Mio padre ha un buco in gola", in questo brano si consuma una metaforica "uccisione" dei genitori, quasi a volersi riappropiare di quel senso di libertà perduto.
Nel brano "Le cose della vita", dello stesso album, dirà infatti "ma per te che hai scelto sempre me da santo ad assassino..."; Nel brano compare anche la nonna che "cucinava con troppo amore", da cui trapela il particolare autobiografico dell'obesità adolescenziale ; Altre canzoni dedicate al padre sono "Giulio Cesare" dove viene definito "una montagna troppo alta da scalare", e "Ma che bella giornata di sole", dove si parla della fine della guerra e del ritrovarsi dei suoi genitori : Vincenzo e Wanda.
tratto da "E le lacrime si fecero pioggia" di Stefano Latini ("Solegemello")
Ma la vita si sa è anche dolore e lacrime. E così si giunge a quella che, a parere di chi scrive, è la canzone più bella di tutto il disco("Che fantastica storia è la vita", 2003), "Lacrime di pioggia", una ballata del ricordo e del dolore, dove con una suggestiva musica di archi e chitarre viene sviluppato un toccante dialogo del cantautore con il padre scomparso nel 1999. Quest'ultimo gli raccomanda di donare il suo cuore e quanto ha lasciato nella vita al cuore di sua madre, egli continiuerà a vivere attraverso di lei e con le sue mani potrà ancora accarezzarlo, potrà sopravvivere e vincere la morte.
Siamo a un livello altissimo, raramente Antonello Venditti aveva espresso con tanta forza concetti così alti: la vita, la morte, il ricordo. Il cantautore è alla finestra e guarda fuori, piove. E' una pioggia dell'anima, una pioggia che si tramuta in lacrime. E' l'inizio del sogno da cui emerge la voce del padre. In questa atmosfera tra sogno e realtà, tutto può succedere, anche che i peccati e gli errori di una vita vengano perdonati. I dolori e le sofferenze di "Mio padre ha un buco in gola"(1973) possono essere cancellati, tramutati in ricordo, diventare essi stessi vita : c'è ancora il tempo di un abbraccio, prima di andare via..di Stefano Latini "Solegemello"
CENSURA : "A Cristo " , "Compagno di scuola"
La canzone "A Cristo", uscita nel 1974, che costò a Venditti perfino una condanna per vilipendio alla religione dello Stato ma è in realtà una manifestazione di religiosità, contrappone la chiesa-apparato al vero messaggio cristiano ; numerose sono le citazione politiche nella canzone (dal Vietnam, all'Irlanda del Nord, alla Palestina -Moshe Dayan-).
Antonello esegue al teatro dei Satiri di Roma, in una serata insieme a Francesco De Gregori e Riccardo Cocciante, la canzone "A Cristo", pezzo che finirà poi nell'album "Quando verrà Natale"; la canzone contiene un verso "ammazzate a Gesù Crì quanto sei figo", l'accusa si basò sul fatto che "figo" fosse una parolaccia e non un aggettivo che in romano vuol dire "quanto sei forte"; Da quella serata scattò la denuncia che costò ad Antonello una condanna per vilipendio alla religione dello stato ; da notare la presentazione che Venditti fa del brano nel disco "Dal vivo Bologna 2 Settembre 1974" spiegando appunto l'aggettivo incriminato !
di Stefano Solegemello
1975 Antonello Venditti in "Compagno di scuola",album "Lilly" ricordava "quella del primo banco che l'ha data a tutti meno che a te". Dopo che i censori chiesero ad Antonello cosa mai la compagnuccia si prodigasse a "dare", si è addivenuti a un meno esplicito "filava tutti meno che te";
curiosità inviata da Luca-Zerolandia dalla Svizzera
"SOTTO IL SEGNO DEI PESCI", "BUONA DOMENICA", "SARA"
di Stefano "Solegemello""Sotto il segno dei pesci" e "Buona Domenica" (gli album) sono stati composti in un'abitazione vicino a Roma. Il "luogo creativo" era costituito da una "stanza tutta azzurra" con un pianoforte verticale
(lo storico piano con cui furono composte "Roma capoccia" e "Sora Rosa" , proveniente da Via Zara, la casa natale). In quegli anni Antonello aveva vissuto a stretto contatto con la famiglia della moglie, per esempio con le giovani sorelle di lei. In questi 2 album troviamo molto di quell'ambiente: le problematiche adolescenziali del brano "Buona Domenica", la complessa figura femminile del brano "Giulia", "Sara", nome dietro al quale si celerebbe una compagna di scuola di Simona Izzo. In "Buona domenica" troviamo anche canzoni amare che preannunciano la crisi sentimentale : "Donna in bottiglia".fonte: (Carlo Massarini, "Rolling Stone" - edizione italiana 12-25 Aprile 1980)
Mi sono ispirato alle storie di due amici
<<L'8 marzo 1978, giorno del mio 29° compleanno, uscì "Sotto il segno dei pesci", fotografia di una generazione di giovani spaesata, senza certezze, in un momento caratterizzato da grandi tensioni sociali>>. Tensioni che si sarebbero aggravate improvvisamente. Continua Antonello Venditti (57 anni): <<La canzone diventò la colonna sonora di un tragico momento storico. Otto giorni dopo, le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e sarebbero esplose tutte le contraddizioni di questo Paese: molte erano le stesse presenti nei ragazzi descritti nel testo. Persone non di fantasia: Giovanni Ubaldi era un ingegnere senza lavoro che diede vita a una delle prime radio libere, Marina Calamita era un'insegnante costretta a trasferirsi pur di poter insegnare. Ma era e rimane un inno di speranza>>. "Sotto il segno dei pesci" arrivò al 1° posto in classifica il 17 giugno e l'album omonimo vendette 700 mila copie.
Paolo Grugni (tv sorrisi e canzoni, agosto 2006)
"QUESTA INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE"
di Marco Re "Rock 63"Non so che significato può avere all'ascoltatore di oggi la canzone "Questa insostenibile leggerezza dell'essere" da "Venditti e segreti"(1986). A chi non avesse letto il libro di Milan Kundera consiglio vivamente di non perderlo perchè è un romanzo dalla bellezza cristallina: è una bellissima storia d'amore e quel che più conta è un libro scritto meravigliosamente bene e dalla struttura narrativa straordinaria.
Ma perchè la citazione vendittiana? In quegli anni (85-86) una trasmissione televisiva come "Quelli della notte" ideata e condotta da Renzo Arbore diventò un vero e proprio fenomeno di costume. Tra i personaggi che la animavano c'era Roberto D'Agostino con ruolo di tuttologo, lookologo e, appunto "estetico"...fu proprio lui a lanciare il successo di "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera usando il titolo e il nome del suo autore a mò di tormentone.Come spesso accade, un libro che sarebbe molto probabilmente passato inosservato, divenne un vero e proprio caso editoriale e lanciò il nome di Kundera in Italia dove - tuttora - è uno degli autori più amati. In sintesi...Antonello se la prende con la figura di D'Agostino per mettere in ridicolo tutti quei personaggi che - volendo essere/fare gli "alternativi" a tutti i costi...finiscono in realtà per creare dei prodotti di massa ed essere loro stessi prodotti di massa... il testo della canzone infatti elenca una serie di fenomeni letterari e cinematografici di quegli anni ...La mia Africa... 9 settimane e mezzo...così come veniva considerato assolutamente "in" leggere il quotidiano "La Repubblica" o, negli anni più sfrenati dell'edonismo reaganiano (espressione proprio coniata e lanciata da D'Agostino) far finta di essere un tipo di persona che non si innamorava e non cedeva a facili sentimentalismi (...ti stai innamorando..no no ... io no...).
Morale: proprio quei personaggi che si vogliono innalzare ad arbitri del gusto, nell'indicare agli altri ciò che è "in" e ciò che è "out" finiscono poi, spesso e volentieri, con il cadere tra le pieghe delle contraddizioni del loro stesso discorso (condanno le tendenze e le mode ma poi io stesso finisco per seguirle o contribuisco a crearne di nuove).
Morale n° 2: compratevi il libro e buona lettura...non ve ne pentirete!
ELEONORABUONA DOMENICA (IL VIDEO), KRIMINAL
di Stefano "Solegemello" e Marco Re
Nel 1979 si diceva che in "Buona domenica" avrebbero suonato Jaco Pastorius ed Eric Clapton, poi non se ne fece nulla. Questa è una scaletta provvisoria dove appaiono brani mai pubblicati :
"Buona domenica", "Robin", "Mezzanotte", "Sandy", "Modena", "Rock italiano", "Stai con me", "Donna in bottiglia".(Nuovo sound, Settembre 1979) ; Potrebbe tuttavia trattarsi di titoli provvisori o di canzoni non finite o scartate.
Antonello sull'esperienza americana...
da tv sorrisi e canzoni dal 30/9 al 6/10-pagina70-73 :
"Abitavamo in un residence sul Sunset Boulevard frequentato da artisti e musicisti, registravamo allo Smoke Tree , uno studio ai margini col deserto, lo stesso di Rod Stewart."
Antonello durante la trasferta americana assiste ai concerti di Lou Reed a Los Angeles e di Patty Smith e Billy Joel a New Jork dove visita anche il Greenwich village, "per ritrovare le mie radici".
"Kriminal" su "Buona Domenica" è quello che in gergo viene definito un divertissement (un termine elegante e traducibile in termini realistici con "riempitivo" per quello che fu - per Antonello - uno degli album più sofferti e di difficile e dolorosa realizzazione). E' un brano nato quasi improvvisando in un clima fortemente alcolico e che vede partecipi ai cori quasi tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del disco (dai musicicsti al produttore Michelangelo Romano) : il brano è cantato in un inglese abbastanza "maccheronico" per esorcizzare probabilmente i brutti ricordi che Antonello aveva delle sessions di registrazione a Los Angeles; In quel periodo si consumò la fine della relazione con la moglie che piantò Antonello a Los Angeles tornandosene a Roma (non sono pettegolezzi ma cronaca di quegli anni che tutti coloro che erano già grandicelli nel 1978/1979 ricordano bene). Quindi non starei a cercare significati particolari in questo brano se non quello che si percepisce ad orecchio...una colossale bevuta alla faccia di tutto e del disco stesso (non sono un criminale, tu sarai un criminale ma poi chi se ne frega...ho avuto l'amore ma non sono un criminale: quando sono nato Mio padre era un criminale, mia madre pure, ma io non sono un criminale...): chiamalo un delirio organizzato...uno sfogo, una excusatio non petita diretta a chi puoi ben immaginare (cosa avrò mai fatto di male per essere stato piantato qui in questa cazzo di America...me lo sai dire??? mica avrò poi ammazzato qualcuno!!! liberissima traduzione a cura del sottoscritto). Tanto è! "Buona Domenica" si chiude così. in preda ai fumi dell'alcool e del rancore filtrato dalla sguaiatezza causata dal vino.
ECCO PIU' O MENO COSA ANTONELLO E GLI ALTRI "BLATERANO" ELLA CANZONE:
"NON SONO UN CRIMINALE
SEI TU UN CRIMINALE
NON FARCI CASO, SONO INNAMORATO
MIO PADRE FU UN CRIMINALE
LA MAMMA ANCHE NACQUI IO
NON FARCI CASO...."
(tratto da TV SORRISI E CANZONI 18-24/11-1979)
IN QUESTO ARTICOLO (tv sorrisi e canzoni 18-24-11-1979) SI PARLA DI UN VIDEO DI "BUONA DOMENICA" TRASMESSO DALLA TV. NEL VIDEO,VIENE MOSTRATA UNA CAMERETTA CON LA RADIO ACCESA , LA FINESTRA E UNA RAGAZZA ADOLESCENTE. LA PROTAGONISTA E' GIOVANNELLA GRIFEO, UN'ATTRICE CHE NEL 1979 AVEVA 22 ANNI E CHE E' APPARSA ANCHE NEL FAMOSO FILM DI L.MAGNI "IN NOME DEL PAPA RE".
In quel periodo si consumò la fine della relazione con la moglie che piantò Antonello a Los Angeles tornandosene a Roma (non sono pettegolezzi ma cronaca di quegli anni che tutti coloro che erano già grandicelli nel 1978/1979 ricordano bene). Quindi non starei a cercare significati particolari in questo brano se non quello che si percepisce ad orecchio...una colossale bevuta alla faccia di tutto e del disco stesso (non sono un criminale, tu sarai un criminale ma poi chi se ne frega...ho avuto l'amore ma non sono un criminale: quando sono nato Mio padre era un criminale, mia madre pure, ma io non sono un criminale...): chiamalo un delirio organizzato...uno sfogo, una excusatio non petita diretta a chi puoi ben immaginare (cosa avrò mai fatto di male per essere stato piantato qui in questa cazzo di America...me lo sai dire??? mica avrò poi ammazzato qualcuno!!! liberissima traduzione a cura del sottoscritto). Tanto è! "Buona Domenica" si chiude così. in preda ai fumi dell'alcool e del rancore filtrato dalla sguaiatezza causata dal vino.
LE RAGAZZE DI MONACO
di Marco Re Rock 63
"Le Ragazze di Monaco" nonostante la sua leggerezza è un brano costruito molto bene soprattutto dal punto di vista musicale e melodico (e vorrei vedere: suonano in questo brano musicisti del calibro di Pezzoli, Portera, Paoluzzi, Ron e Lucio "violino" Fabbri).
Sono a confronto due immaginari: le ragazzine tedesche che d'estate scendono in riviera romagnola e attorno alle quali trovi nugoli di maschietti italiani che fanno carte false per uscire la sera con loro, magari farci l'amore e poi sotto un'altra (ma loro..."lucciole spente con il naso all'in su cercano il sole tra le nuvole opache senza colore, si raccontano piano un amore italiano" ... magari si sono anche innamorate di quel ragazzone italiano che poi qualche sera dopo è uscito con l'amica e ti ha lasciata li... a piangere sulla spiaggia); e le ragazze di Roma (italiane), abbronzate anche in autunno manco fossimo in estate e che degli amorazzi estivi manco se ne ricordano più (volano leggere sui loro amori dimenticati... i cuori persi sulla strada e se le vedi piangere le vedi piangere solo per un'ora).
E per il maschio italico diviso tra avventuretta estiva con la ragazzina tedesca e la ricerca del grande amore con una ragazza della propria città? Solo una gran paura di non trovare l'amore...o meglio paura che l'amore sia un "qualcosa" che comunque finisce piano piano...paura di doversi rassegnare alla solitudine (...restare soli non è strano).
Rimane sempre e comunque l'incertezza, la inconoscibilità del futuro da scoprire giorno dopo giorno attraverso gli sguardi dell'altro (Io non so più dire cosa sarà, questo amore dove ci porterà, solamente qui negli ochhi tuoi c'è ancora tanto da vedere lo sai...)
di Marco Re Rock 63
da TUTTO MUSICA E SPETTACOLO GIUGNO 1982
dice Antonello : (...) "Eleonora è la voglia di trovare un amore che guardi il cielo, "Eleonora" è un sogno. L'ho scritta sul tetto di casa mia, a cinquanta metri dall'abitazione di Lucio Dalla, a Roma.
Nel mio nuovo appartamento c'erano i muratori, allora mi rifugiai sul terrazzo. Protetto dal sacco a pelo, cercavo le stelle ed è nata la canzone.Inq uel momento, mi sembrava proprio di sbattere contro l'universo, e di fronte a tanta enormità , ho immaginato due ragazzi, lui con la voglia di volare via, lei invece , sul divano, a tirar su cocaina. "Eleonora è la fotografia di una festa e di un ambiente , quello radical-chic romano"(...)
ROMA ROMA
Un aneddoto carino : quando Antonello fece uscire "Roma Roma Roma (la Roma non si discute si ama)" la canzone (cantata tra l'altro dai giocatori) balzò subito in testa all'hit parade e fu proprio Antonello a stopparla dato che era in programma l'uscita di Lilly poche settimane dopo e lui "impegnato,di sinistra,molto di sinistra" aveva paura che la gente del tempo (68ini e affini) lo criticassero per aver mischiato impegno sociale al calcio.
(di Welcomandante)
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