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Speciale Damien Rice - "O"
torna a "canzone d'autore"di Marco Re “Rock 63”
E' stato definito dalla critica internazionale come uno dei più importanti debutti cantautorali dello scorso anno raccogliendo recensioni a dir poco entusiastiche. Questo disco è "O" dell'irlandese Damien Rice. Nato nei primi anni settanta, ha trascorso la prima giovinezza a girovagare per l'Europa con la sua chitarra a "fare il busker" per le strade del continente (nel marzo 1999 lo si trova pure in Toscana).
Se evidente è l'influsso di tutta quella scuola cantautorale inglese che affonda le radici nel "malinconico" per eccellenza Nick Drake, Damien Rice colpisce per l'intensità interpretativa delle sue canzoni e per arrangiamenti che stupiscono per complessità e originalità. Con la collaborazione di una band che vanta una vocalist che nel disco ha un peso dominante (Lisa Hannigan), una violoncellista , basso e batteria e lo stesso Rice che passa indifferentemente dalle chitarre al basso alle percussioni al pianoforte e al clarinetto, Rice ci regala dieci canzoni che non possono lasciare indifferenti gli estimatori della buona musica.
"O" inizia con quattro brani tutto sommato convenzionali : voce, chitarra acustica e qualche pennellata di archi per raccontare storie di amori complicati, difficili da vivere e colmi di contraddizioni come si evince da questi "scampoli":
"Perchè cerchi di colmare il mio dolore con parole prese a prestito dall'unico luogo che tu conosci?" (Delicate)
"Non è reale ciò che io rappresento per te, ciò che io rappresento non è quello di cui tu hai bisogno e ciò che io rappresento per te non ha nessun significato nemmeno per me che cerco il mare mentre tu mi offri miglia e miglia di montagne" (Volcano)
"Ti ho mai detto che ti detesto e che voglio lasciarmi tutto quanto alle spalle? Ma non riesco a smettere di pensare a te..." (The Blower's daughter)
"Le pietre mi hanno insegnato a volare, l'amore mi ha insegnato a giacere a terra, la vita mi ha insegnato a morire e non è poi così difficile cadere quando tu mi colpisci come una palla di cannone" (Cannonball)
Poi l'umore del disco comincia a cambiare e di canzone in canzone cresce sempre più fino a stupire. "Older chest" ha un testo bellissimo, parla di vecchi che vedono cambiare la città dove sono nati e cresciuti, emigranti che finalmente ritornano al paese natio scoprendo che però tutto è cambiato,bambini che hanno perso l'innocenza e padri che perdono tutti i pochi guadagni nelle scommesse ai cavalli e madri che non ce la fanno più perchè "certe cose nella vita possono cambiare ma altre possono sempre rimanere le stesse...proprio come il tempo".
Con "Amie" arriva il primo capolavoro del disco: una chitarra acustica apre la canzone e prima una viola poi l'intera orchestra d'archi si apre disegnando una melodia splendida a sottolineare la storia di un uomo che chiede alla sua donna di leggergli "Histoire d'O" (celebre romanzo di Pauline Reage considerato un capolavoro della letteratura erotica in cui si racconta di una donna che chiede al proprio compagno - come prova d'amore - di sottoporsi a sottomissioni e dominazioni di ogni genere) forse nel tentativo di ridare fuoco a una passione amorosa che affoga ormai nella routine e nell'abitudine ("Nulla di insolito, nulla di strano, quasi il nulla assoluto, il solito vecchio scenario, la solita pioggia di sempre, non c'è nessun genere di esplosioni qui...").
A un clarinetto un pò sghembo è affidato il compito di fare da trait d'union con il brano successivo "Cheers darlin'" un vero e proprio lamento un pò ubriaco (la ritmica è data da una bacchetta che percuote il vetro di una bottiglia) a metà tra il blues, il tango poi una viola, una chitarrra elettrica disegnano una tristissima melodia a sottolineare la storia di un uomo che perde la propria donna ("soffiatagli" da un ragazzino!!!) e, senza soluzione di continuità, un pianoforte ci guida dentro "Cold Water", vero e proprio duetto con Lisa Hannigan ,"desperate song" o gospel moderno ("Gelide, gelide acque mi circondano ora e tutto ciò che ho è la tua mano. Signore riesci a sentirmi o sono perduto per sempre?) il cui ritornello è sottolineato da uno spettrale coro di voci maschili registrate e riprodotte al contrario.
Lisa Hannigan è poi co-protagonista del penultimo brano: "I Remember" (altra gemma assoluta del disco)è il tentativo di mostrare i differenti punti di vista (femminile e maschile) riguardo all'amore e al sesso all'interno di una coppia.
"Eskimo" chechiude l'album ed è un altro brano straordinario (ma non mancano due ghost track tra cui una "rilettura" decisamente pagana di "Silent Night" ) oltre che essere un personalissimo "omaggio" ad uno storico capo d'abbigliamento è un brano particolarissimo perchè sul finale innesta una orchestra a una voce di soprano che canta in finlandese(!!).
Due note conclusive: Rice ha inciso il disco nel suo casalingo studio di registrazione (un 8 e 16 piste) e ciò spiega il suono vagamente low-fi di tutto il disco. Il packaging del cd (un piccolo libro rilegato ) è veramente molto bello: un bell'oggetto anche da tenere tra le mani e che, pertanto, val la pena di avere in originale. Per un disco come questo - in ogni caso sono - sono euro ben spesi. (21-1-2004, Marco Re "Rock 63, tutti i diritti riservati, solegemello il sito)LINKS
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http://damienrice.warnermusic.it/
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http://www.firenze.net/groups/2/36/artI205953.html
http://www.ondarock.it/recensioni/2004/rice.html
http://www.saimicadove.it/tempolibero/evento.asp?Id=1032
http://www.musicalnews.com/articolo.php?codice=4479&sz=6
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