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TUTTO R.E.M.
a cura di Marco Re "Rock63"
I Rem, al di là della possibile retorica, sono sicuramente il gruppo americano più importante nella storia del rock americano degli ultimi vent’anni. E uno tra i miei preferiti.
Formatisi agli inizi degli anni Ottanta ad Athens ( Georgia) il gruppo di Michael Stipe si legano alla combattiva etichetta indipendente I.R.S. mettendosi in luce già con l’EP d’esordio e con il primo album MURMUR (votato dall’autorevole The Rolling Stones miglior esordio del 1983).
Il suono dei primi REM era una sorta di fusione tra il suono più tipicamente garage rock e certa psichedelia di matrice sixty. Al ritmo di un album all’anno, i REM arrivano al 1987 con DOCUMENT che comincia a proiettarli al di fuori della ristretta cerchia dell’underground e a far fruttare loro il primo contratto con una major.
Infatti la band firma con la WEA e nel 1988 pubblica il bellissimo GREEN disco che non tradisce le aspettative della casa discografica ma nemmeno – e qui sta il miracolo – le aspettative dei preoccupati fans legati ai circuiti underground che avevano trovato nei REM un forte punto di riferimento.
Nel 1991 esce OUT OF TIME che, grazie allo straordinario singolo (e relativo bellissimo video) “Losing my religion” regala fama mondiale al gruppo di Athens. Il disco, prodotto come il precedente da Scott Litt, è una straordinaria raccolta di canzoni pop pressoché perfette in cui le ispirate liriche di Stipe si fondono mirabilmente con arrangiamenti semplici, puliti ma efficacissimi alla compattezza finale del disco.
Con una mossa un po’ a sorpresa, la band decide di non portare in tour il nuovo album ma si rinchiude nuovamente in studio per la realizzazione del successore di “Out of Time”.
AUTOMATIC FOR THE PEOPLE (1992) dimostra che i REM non sono stati scalfiti (in termini di ispirazione) né frastornati minimamente dal successo del disco precedente e “sfornano” un capolavoro assoluto e sicuramente uno dei dischi più belli di tutto il decennio. C’è di più: pur diversissimo dal precedente “Out of Time”, AFTP è ad esso complementare nel rappresentare l’altra faccia dei REM (o l’altra faccia di una stessa medaglia). Se il primo era un disco solare, gioioso nei toni generali, il secondo è invece un disco oscuro, malato, a tratti cupo e feroce nell’analizzare i mali “oscuri” che affliggono la società contemporanea (gli stessi colori usati per le cover sono emblematici, il giallo vs. il grigio).Anche per questo disco la sequenza dei brani è impressionante: Drive; Everybody hurts; Man on the moon; Nightswimming sono solo alcune delle memorabili canzoni contenute in questo disco. I REM per questo album si avvalgono della collaborazione dell’ex Led Zeppelin John Paul Jones che cura gli arrangiamenti delle partiture di archi.
Ancora una volta i REM decidono di non supportare l’album con un tour è ciò alimenterà le voci di problemi di salute di Stipe (AIDS) che però verranno prontamente smentite.
Dopo questi due straordinari dischi che portano ai REM una popolarità senza eguali, per Stipe e soci è tempo di bilanci : c’è la consapevolezza di aver appena pubblicato dischi importanti e di successo ma l’obbiettivo è quello di non ripetersi e di non sfruttare in maniera sterile e fine a se stessa il successo conquistato. E’ così che dopo un paio d’anni i REM spiazzano pubblico e critica con “Monster” (1994) , un album che si stacca decisamente dalle atmosfere dei dischi precedenti e che presenta una immediatezza e una ruvidezza quasi punk risolta con sonorità chitarristiche. Il disco – forse sottovalutato – riceve critiche negative e una tiepida accoglienza dal pubblico: certo è che tutti coloro che avevano apprezzato le scintillanti e delicate atmosfere sonore dei due dischi precedenti , difficilmente avrebbero potuto apprezzare le sonorità aspre e quasi grunge di Monster (non a caso il disco è dedicato a due “martiri” del grunge : l’attore River Phoenix e Kurt Cobain alla cui figura si ispira il brano “Let Me In”). Il disco “Monster” sarà anche l’occasione per un ritorno alla musica live anche se il tour modiale avrà una brusca battuta d’arresto legata a problemi di salute del batterista.
Dopo una firma di rinnovo contrattuale con la WEA (per una cifra record) i REM vanno avanti per la loro strada e senza seguire nessun copione prestabilito: due anni dopo pubblicano NEW ADVENTURES IN HI FI (1996) altro disco non capito e poco amato al tempo (ora è quasi accostato ai loro migliori album di sempre). E’ un album dalla genesi particolare frutto di sedute di incisione e di registrazioni tra un concerto e l’altro e che raccoglie brani di diversa scrittura utilizzati per i sound check ed è comunque un’occasione per i REM di dar libero sfogo alla voglia di sperimentare nuove sonorità e nuove modalità di composizione. E’ probabilmente il loro disco più ostico e meno commerciale (come dimostreranno anche le scarse vendite) ma è in questo album che si intavedono i primi semi della rifondazione del suono REM. Tra i brani da segnalare “E-Bow the letter” che vede la partecipazione della “musa” Patti Smith, grande amica di Stipe.
Un ricordo personale: durante il tour italiano del 1996 della grandissima Patti Smith e precisamente nella data tenutasi al Festival dell’Unità di Correggio (RE) immaginatevi l’emozione quando ad un certo punto, nel bel mezzo del concerto, la Smith viene raggiunta sul palco - a sorpresa – da Michael Stipe!!!
L’anno successivo, durante le fasi di lavorazione del nuovo disco, la notizia bomba: Bill Berry, in parte spinto dall’essere sopravvissuto ad un aneurisma cerebrale che lo aveva colpito tempo prima, decide di lasciare l’avventura REM. Lo scioglimento del gruppo sembra ormai certo. Ma con uno scatto di orgoglio Stipe decide di continuare pur ammettendo che i REM non saranno più gli stessi.
Infatti nel 1998 quando i fans di tutto il mondo si ritroveranno tra le mani il nuovo UP, non potranno fare altro che dare ragione a questa affermazione di Stipe: UP porta alle estreme conseguenze le sperimentazioni di “New adventures in hi-fi” unitamente alla decisione dei tre REM di non rimpiazzare in alcun modo Berry con un altro batterista. Il suono di UP è infatti, per buona parte, giocato sui chiaro scuri derivanti dall’uso dell’elettronica senza però perdere di vista quel gusto straordinario che da sempre contraddistingue i REM nel creare memorabili ballate. Anche UP è un disco che richiede ripetuti ascolti prima di essere compreso e capito e per certi versi rimanda alle atmosfere “sospese” e oniriche di “Automatic for the people”.
Su questa stessa direzione musicale i REM pubblicano nel 2001, REVEAL altro bellissimo disco che riporta alla mente certe atmosfere classiche del sound californiano dei primi anni sessanta reinterpretate con gusto contemporaneo. UP e REVEAL formano un dittico come, a suo tempo “Out of Time” e “Automatic For The People”: le atmosfere solari e morbide di “Reveal” si contappongono al clima algido e oscuro di UP.