Antonello: politica e religione
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Questo materiale appartiene al suo autore , Stefano Solegemello, ed è redatto per fini di diffusione culturale, studio e ricerca, qualsiasi sfruttamento commerciale è vietato. E' consentito l'uso privato.
"Le canzoni politiche"
di Stefano SolegemelloPOLITICA E SENTIMENTO :
"I cantautori storici", quelli nati artisticamente tra gli anni 60 e gli anni '70, hanno, chi più chi meno, "l'etichetta" di "cantori della sinistra politica ".
Ognuno ha però dato voce al proprio impegno con accenti diversi: De Andrè cantando di figure umili, degli emarginati (impossibile dimenticare la lezione de "La città vecchia" o personaggi come "Bocca di Rosa", o atmosfere come quelle di "Via del Campo"), De Gregori in modo ermetico e splendidamente poetico, con canzoni indimenticabili come "Generale", tanto per citare un brano famoso.
Guccini proponendoci figure come l'anarchico de "La locomotiva", Pietrangeli con "canti di lotta", come "Contessa".Antonello Venditti manifesta il proprio impegno fondendo insieme canzone politica e romanticismo.
E' questo, a mio avviso, quello che differenzia le sue opere da quelle dei "colleghi cantautori".
Nelle sue canzoni, anche in quelle più "graffianti" degli anni '70, convivono elementi di denuncia, descrizioni nostalgiche, situazioni sentimentali. E' come se all'impegno politico fosse stato dato "un cuore" e l'ideologia fosse accompagnata dal sentimento: c'è lo Stato che opprime , c'è la rabbia e la denuncia ma c'è anche la descrizione di momenti di nostalgia davanti a "ideali" che sembrano svanire con il passare degli anni. E' come se al centro della sua poetica, Antonello abbia messo vicino alle bandiere, "l'uomo", con la sua precarietà e il suo bisogno di continue certezze.
Canzoni emblematiche di questa "rara fusione di temi" sono "Modena" e "Qui".Quanti autori di canzoni in Italia hanno saputo fondere in un brano : la politica, il sentimento e "quella strana paura..." ... che abbiamo tutti?
Vicino alle "bandiere dritte in faccia al sole", compare infatti a "Modena", la disillusione, la consapevolezza di un mondo che cambia e di un partito che non sarà mai più lo stesso (la canzone descrive un festival dell' Unità ai tempi del "compromesso storico", l'accordo tra i due grandi partiti di massa di allora, DC e PCI, poi naufragato nel giro di poco tempo).
Il declino del "grande partito rosso italiano" era quindi cominciato, la ricerca di "una nuova identità" continua anche oggi...Altra canzone dove sentimento e politica continuano "a darsi la mano" è "Qui", del 1984, ma questa volta protagonista è il sentimento tra un uomo e una donna.
Qualcuno può pensare che parlare d'amore, inteso come amore di coppia, sia un "tema basso", e un tema "commerciale". Non lo nego, spesso è così, e la canzone italiana è piena di canzoni futili e ultra-leggere (nelle quali è incappato lo stesso Venditti), eppure "Qui" è una canzone diversa.
E' diversa perchè quando Antonello dice "e Paola prende la mia mano...", il fatidico incontro avviene davanti alla facoltà di Architettura, a Valle Giulia.
Sfondo di questo amore sono "gli anni caldi", le occupazioni, gli scontri; E' come dire "noi occupavamo ma non avevamo dimenticato che la vita è fatta anche di altro", non a caso "Qui" è pubblicata su un disco chiamato "Cuore".
Questa "politica-sentimento" è secondo me la chiave di volta più autentica per capire la produzione di Antonello Venditti....
Analisi del testo "QUI"(Cuore, 1984)
"ALBE CINESI DI SETA INDIANA..."
UN' IMMAGINE METAFORICA PER DESCRIVERE UNA GENERAZIONE - QUELLA DEL '68 APPUNTO - CHE POLITICAMENTE GUARDAVA AL "SOLE DELL'AVVENIRE" E AI PAESI COMUNISTI DELL'EST E CULTURALMENTE SI IMBEVEVA DELLE CONTRASTANTI PULSIONI CHE PROVENIVANO DAI DUE ESTREMI DEL GLOBO: LA CULTURA PSICHEDELICA AMERICANA E IL MISTICISMO ORIENTALE (LA SETA INDIANA...CHE PER ALTRO ERA DIVENTATA ANCHE MODA : LE RAGAZZE "HIPPIES", INDOSSAVANO AMPI FOULARD E GONNE LUNGHISSIME DI SETA INDIANA CON COLLANINE DI PERLINE ECC.)
di Marco Re
LE CANZONI :Antonello ha scritto tante altre "canzoni politiche" e vorrei ora farne una rapida panoramica.
Fin dal disco di esordio, "Theorius campus" del 1972, possiamo rintracciare canzoni di impegno politico e partecipazione sociale : "Ciao uomo", dove a versi "esistenzialisti" se ne affiancano altri dichiaratamente politici: "C'è una cometa che viene dall'Est..meglio seguirla senza troppa ragione, il suo bagliore ci guiderà..." (ed è facile individuare quale dottrina politica venga dall'Est).
Ma anche la più neutra "Roma capoccia", accanto all'affresco della città al tramonto presenta tutta la rabbia verso un "mondo infame". Roma è poi un luogo ideale per riflessioni di questo tipo divisa com'è tra "Colosseo e Cuppolone" (ovvero politica e religione).
Sempre del primo album è "Sora Rosa", canzone di denuncia e dichiarazione di insofferenza verso un mondo "insopportabile".Altro pezzo che fa riflettere è "E li ponti so' soli", del 1973, dove una vecchia gattara muore tra l'indifferenza di tutti. Il tema dell'emigrazione e dell'emarginazione è protagonista in "L'uomo di pane" e "Lontana è Milano" mentre ne' "L'ingresso della fabbrica" ci imbattiamo in una ragazza madre-operaio.
"Il mare di Jan" , dall'album "L'orso bruno", è la storia di un viaggio che non mantiene le promesse e che anzi finisce per snaturare il protagonista."Le tue mani su di me" dell'album "Le cose della vita" è invece una canzone sintomatica di come l'amore tra due individui era nel '68 un "tema troppo semplice" e da trattare solo in un contesto di canzone "politico-sociale" . A questo brano se ne può accostare un altro del 1976, "Questa stupida e lurida storia d'amore", dove ancora all'interno di una canzone d'amore tornano temi "sociali" : Antonello paventa per sè e per la sua donna un futuro "borghese"...
Ne' "Il treno delle sette" del 1973 vengono descritte una madre operaia e una figlia studentessa con le inevitabili problematiche: la madre tra fabbriche "occupate" è immersa "nel cammino del dolore", la figlia può sperare in una vita migliore studiando..."ho comprato tanti libri...".
"Mio padre ha un buco in gola" descrive invece un clima familiare oppressivo, fatto di "doveri" :
il protagonista-cantautore arriva a immaginare "una metaforica uccisione" dei genitori simboli dello Stato e di tutto ciò che respinge.La canzone "A Cristo", uscita nel 1974, che costò a Venditti perfino una condanna per vilipendio alla religione dello Stato ma è in realtà una manifestazione di religiosità, contrappone la chiesa-apparato al vero messaggio cristiano ; numerose sono le citazione politiche nella canzone (dal Vietnam, all'Irlanda del Nord, alla Palestina -Moshe Dayan-).
Sempre del '74 (album "Quando verrà Natale") sono altre due canzoni "Campo de' fiori" e "Piazzale degli eroi", la prima nasce come reazione ai problemi giudiziari di "A Cristo" e descrive la fine di un'età, forse quella della fanciullezza, "il tempo ha già sconfitto le ombre di un'età", mentre la seconda parla di ingiustizie sociali fotografando in poche battute il ricco quartiere Prati (Piazzale degli Eroi) con le sue scritte nere (si intende il colore politico) sui muri...Dell'album "Lilly", 1975, è invece una delle canzoni più "forti politicamente" di Antonello Venditti,
"Lo stambecco ferito"; "lo stambecco" è il sistema (rappresentato da un ricco industriale sfruttatore) e il bracconiere che lo vuole uccidere è la "giustizia proletaria". La canzone come ha dichiarato Antonello in una vecchia intervista vuole aprire un caso di coscienza ovvero chiedere se sia giusto uccidere per motivi politici. La risposta è lasciata all'ascoltatore-lettore (il bracconiere esita nello sparare e viene ucciso dalla polizia). Il brano ha dunque una sua originalità che lo distingue dal famoso pezzo di Francesco Guccini "La locomotiva" : anch'esso evocava "la giustizia proletaria".
Erano dunque anni molto politicizzati e l'amore poteva costituire un rifugio solo se vissuto senza prevaricazioni, come dice Antonello in "L'amore non ha padroni".
"Penna a sfera" sempre del 1975 è invece una canzone-rivincita verso la stampa scandalistica.
Venditti tornerà a parlare di giornalismo nel 1978 con la ironica e "leggera" "Il telegiornale", dove con linguaggio colloquiale ci parla di un'informazione partigiana e spettacolarizzata dalla tv ,
"Il telegiornale così spettacolare , il telegiornale così obiettivamente imparziale"LA DROGA
Antonello Venditti ha parlato diffusamente del problema della droga nelle sue canzoni.
"Lilly" è senza dubbio il brano più conosciuto. E' importante notare come in questa canzone si manifesti l'aspetto chiave della poetica di Antonello Venditti, ovvero la politica-sentimento.
"Lilly" non è infatti una cronaca di droga pura e semplice ; accanto alla denuncia ("li dovevano arrestare"), ci sono i ricordi ("studiavamo insieme...") e il dolore di chi ha perduto una persona cara.
Se "Lilly" parla dell'eroina ("quattro buchi nella pelle"), "Chen il cinese", del 1978, descrive un piccolo spacciatore d'erba (Chen), finito poi nel giro delle droghe pesanti. Chen è visto come una vittima del sistema e viene ucciso dai "signori della droga".
Altra canzone, altra problematica, altra droga: la cocaina di "Eleonora" (1982, "Sotto la pioggia").
In questo brano viene descritto l'ambiente dove di solito circola questo tipo di stupefacente.
"Non è la cocaina" è invece una canzone del 1984, un brano più rilassato, dove il messaggio è lo stare insieme per non cadere in "consolazioni" inutili e controproducenti.
Infine "Dimmi che credi" del 1991, dall'album "Benvenuti in paradiso", è dedicata a tutti i giovani: Antonello esorta a non arrendersi e a non cadere nel vortice della droga. Viene citata anche la "nuova" e non meno pericolosa "ecstasy" ("molti si bucano, altri si estasiano, e non troviamo mai giustizia...")1976: "Solo un anno da dimenticare?"
Nel 1976 Venditti affronta temi delicati come la prostituzione e la critica alla "cultura benpensante" rispettivamente in "Strada"(canzone che presenta una citazione di C. Pavese), e "Maria Maddalena" ("aveva dodici anni e conosceva l'amore...") .
Sempre dell'album "Ullalla", 1976, è "Jodi e la scimmietta", dove Jodi grazie alla fantasia dettatagli dalla sua coscienza (la scimmietta) riesce a distruggere "il presidente" (simbolo dell'oppressione) , è come dire: "fantasia al potere".
"Ullalla", che è poi il titolo del disco, è "il canto" di Jodi, il suo inno alla libertà.
Altra canzone dell' "impegnatissimo"(mi si passi il termine), "Ullalla", è "Canzone per Seveso", dove Antonello punta l'indice verso lo Stato identificato come responsabile della tragedia ecologica del 10 luglio 1976 avvenuta a Seveso.
"Nostra signora di Lourdes" ironizza invece sul "compromesso storico", l'accordo tra i due grandi partiti di massa di allora: i toni sono quelli dell'ironia e PCI e DC sono presentati come due "compromessi sposi" (espressione che appare tra parentesi nel titolo), forse però il 1976 è "solo un anno da dimenticare" come dice Antonello nell'ultima canzone del disco: "Per sempre giovane".CANZONI, POLITICA, SCUOLA
Tutto un filone delle canzoni di Antonello Venditti è quello legato ai ricordi di scuola.
Si comincia con "Compagno di scuola" del 1975 dove come in "un album di fotografie" scorrono le immagini di una scuola pre-sessantottina: le prime assemblee, i professori chiusi ad ogni istanza di rinnovamento, "le ragazze del primo banco, i "primi vagiti di un '68 ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare". La canzone si chiude con un forte senso di disillusione che solo il "microcosmo della scuola" riusciva ad evitare ;
Il tema si arricchisce di un altro capitolo nel 1984 con la meravigliosa "Notte prima degli esami"; in questa canzone tante sono le figure e la maggior parte non legate a temi politici. Ma quando Antonello dice "notte di polizia, certo qualcuno te lo sei portato via", il riferimento è chiaro.
"Qui", 1984, come ho già detto, mescola il ricordo di una storia d'amore con quello dell'università ai tempi del 68; la scena si svolge a "Valle Giulia" (dove sorge la facoltà di architettura) , teatro in quegli anni di violenti scontri tra studenti e forze dell'ordine.
"Giulio Cesare", 1986, è una canzone assai composita, ma la politica è presente: "davanti alla scuola pensavo viva la libertà".
Infine nel 1999 Antonello scrive "Fianco a fianco" : "la bandiera rossa che ora c'è, noi correvamo tutti fianco a fianco", "insieme a noi correva il vento con l'ultima speranza di movimento" (la disillusione è forte nell'ormai adulto Antonello Venditti).CANZONI DAL NOME DI DONNA
Ringrazio gli amici del forum "solegemello" che mi hanno offerto diversi spunti per scrivere questa scheda;
Il canzoniere di Antonello Venditti è molto ricco di nomi femminili, nomi contenuti nei versi delle canzoni quando non direttamente titoli di brani celebri ed entrati nell'immaginario collettivo Le donne cantate da Antonello(più o meno reali o di fantasia) sono spesso il pretesto per allargare lo sguardo sulla società; Pensiamo a "Lilly" (1975), in cui si affronta , forse per la prima volta in Italia, il tema della droga. "Lilly" è un grande pezzo anche per la sua grande innovatività testuale e per il suo non essere una cronaca pura e semplice ; accanto alla denuncia ("li dovevano arrestare"), ci sono i ricordi ("studiavamo insieme...") e il dolore di chi ha perduto una persona cara. Altra canzone, altra problematica, altra droga: la cocaina di "Eleonora" (1982, "Sotto la pioggia"). In questo brano viene descritto l'ambiente dove di solito circola questo tipo di stupefacente. Ma nel mondo "vendittiano" troviamo anche "Sara", la giovane ragazza-madre : "e poi attenta ricordati che aspetti un bambino", con il finale "il tuo bambino, se ci credi nascerà...". E poi "Marta", del 1974, divisa tra "il salario e pagella", lo studio e il lavoro, piena di dubbi e insicurezze proprio come lo stesso Antonello "ho vissuto come te sempre chiuso nello specchio...aspettando un altro me". Nel 1973, album "Le cose della vita", ecco apparire l'intrigante Mariù : questa volta non si parla di politica o di problematiche sociali che spesso si celano dietro ai personaggi femminili vendittiani; si tratta di un brano privato, un'infatuazione adolescenziale, un amore solo sognato e molto voyeuristico. Tutt'altro taglio per "Stupida signora"("le cose della vita", 1973) : la conturbante Mariù lascia il posto a una donna lasciva e ipocrita, mutevole come le stagioni. Sempre dell'album "Le cose della vita" è la vecchia morente de "E li ponti so' soli", canzone tutta permeata da un senso di decadenza che in definitiva attanaglia la stessa città di Roma, la Roma trasteverina appoggiata sul Tevere, la Roma sparita, raggrinzita come il viso della gattara della canzone, come le foglie secche d'autunno.
Sempre dallo stesso album è "Il treno delle sette" in cui sono messe a confronto una madre e una figlia che vivono due condizioni diverse, la prima è operaia e vive "il cammino del dolore", il lavoro, la fabbrica, il salario, la figlia invece vuole studiare, evolversi. I confilitti sono inevitabili. Temi analoghi anche per "L'ingresso della fabbrica"(1973, "L'orso bruno") : una fabbrica, una donna, un bambino. Del 1972 è "Sora Rosa", la prima canzone scritta da Antonello, un grido liberatorio e di rivalsa nei confronti della famiglia e di un mondo che l'adolescente Venditti non riesce ad accettare così com'è. Dello stesso anno è "Dolce signora che bruci" (Theorius campus), tutta incentrato sul tempo che passa e sul mutare dell'amore...
"Esterina" , 1986, è invece una ragazza ebrea destinata a vivere in una "terra che non sa capire...", protagonista della canzone è dunque il problema del rapporto tra le religioni.
"Giulia", che fa compagnia a "Sara" nell'album del 1978 "Sotto il segno dei pesci", è invece il prototipo della femminista sopraffattrice : "Giulia ci sa fare, Giulia è intelligente, Giulia è qualcosa di più..." e ancora "Giulia parla anche per te...", affascinante quanto si vuole ma che giocando con i sentimenti finisce per separare due amici...
Ancora la citazione di un nomi femminili è nelle belle "Notte prima degli esami" (1984) ("Claudia non tremare non ti posso far male..."), e in "Qui "(1984) ("Valle Giulia ancora brilla la luna...e Paola prende la mia mano caduta per sbaglio sui nostri vent'anni tesi come coltelli...."), in cui il ricordo di amori del passato si unisce a quello degli anni della scuola e dell'essere parte del grande movimento del '68. Quegli stessi anni sono evocati molti anni più tardi ne'
"Il compleanno di Cristina"(1988) ("e devo ricordarmi di comprare anche dei fiori perchè c'è il compleanno di Cristina...") brano in cui con brevi tratti Antonello descrive i giovani del 68....vent'anni dopo, un pò un seguito di "Sotto il segno dei pesci"(1978), "E Marina se ne andata oggi insegna in una scuola..." ; cosa rimane delle utopie sessantottine? "solamente amore ed unità per noi", ecco la risposta di Antonello. E non è poco.
"Cinzia cantava le sue canzoni e si scriveva i testi sul diario per sentirli veri.." è uno dei versi della bella "Piero e Cinzia" anno 1984, canzone-racconto in cui il concerto di Bob Marley del 1980 fa da sfondo alla storia (vera) di Piero e Cinzia, giovani sposi con "un figlio in arrivo".
I due ragazzi della canzone sono il simbolo di una generazione che sta crescendo, di quanto può essere difficile affacciarsi alla vita adulta, alle prime responsabilità; E' la storia di una fuga quella di Cinzia, e chissà forse anche di un ritorno "dai Cinzia torna a casa...".
Del 1976 è "Maria Maddalena" una canzone bellissima divisa musicalmente e idealmente in due parti : la prima è il racconto di una ragazzina cresciuta troppo in fretta ("aveva dodici anni e conosceva l'amore...") , la Maddalena del Vangelo, la seconda è una storia dei giorni nostri, ambientata "lungo i viali di Milano". Il brano è tutto rivolto alla critica della "cultura benpensante" ; questi stessi temi tornano anche in "Strada" (1976) (canzone che presenta una citazione di C. Pavese), dove si affronta il tema della prostituzione con molta delicatezza, Antonello non giudica, non fa distinzioni "bambini e gentiluomini tutti senza poesia".
Molto intenso è il canto della pioggia contenuto in Lilly (1975) , "Santa Brigida", una canzone in cui Antonello utilizza un antico motivo popolare attualizzandolo al presente.
C'è spazio anche per l'amicizia come quella per "Maryanne, la rossa, laureata in lettere antiche lavorava in una scuola di Milano" nella autobiografica "Robin", storia dei primi approcci con il palcoscenico, adeguatamente supportati dagli amici con cui si sono fatte esperienze comuni. "Donna in bottiglia"(1979) è invece una canzone amara che forse preannuncia la crisi, il tutto è sottolineato da una musica splendida e da una forte tensione emotiva.
Le ragazze di Monaco (1982), è invece una canzone sulle sfumature dell'amore, da quello ingenuo e sincero delle ragazzine tedesche a quello superficiale delle romane "abbronzate ad ottobre". In "Eva dagli occhi di gatto", cantata da Milva e inedita nell'interpretazione dell'autore è invece descritta una donna piena di mistero, in cerca di se stessa a New York City ma con ancora addosso "tutti i segni della vecchia Europa". C'è poi tutta una serie di figure femminili di cui Antonello parla più o meno direttamente nelle "canzoni d'amore", pensiamo a canzoni dell'addio come "Dimmelo tu cos'è", dell'incomunicabilità ("L'amore non ha padroni"), a canzoni in cui il rapporto di coppia è analizzato insieme a problematiche sociali ("Questa stupida e lurida storia d'amore", "Le tue mani su di me"), ad altre dove è centrale il ricordo di amori del passato, "Ricordati di me"(1988), "Amici mai"(1991), "Ogni volta"(1995), ad altre ancora.
Di questo filone fa parte anche "Lula", 1999, qui il tema è ancora la nostalgia per un amore del passato, con la ripresa di immagini già utilizzate in altre canzoni , "Raggio di luna"-1991, "Miraggi"- 1988, con le quali forma un ideale terzetto. Laura e Aisha sono invece le protagoniste di "Che fantastica storia è la vita"(2003); La prima (impiegata e con un bambino a carico) può essere assimilata a "Sara", a Marina di "Sotto il segno dei pesci", quei personaggi vendittiani a cui la vita pone delle prove non facili ma che sanno lottare, che odiano arrendersi Aisha invece è una bambina, sola perchè ha perduto i genitori in un naufragio, ("sono la quarta di tremila persone") che nonostante tutto "sceglie la vita", Aisha è la vita stessa, il valore supremo che ci soccorre quando pensiamo che sia finita. E la storia continua...
CANZONI GENERAZIONALIIn "Sotto il segno dei pesci", 1978, Antonello parla di un'intera generazione, quella sessantottina.
E' significativo che il brano esca proprio dieci anni dopo il famoso '68. La canzone si apre con le immagini di una manifestazione "Ti ricordi quella strada, eravamo io e te, e la gente che correva e gridava insieme a noi, tutto quel che voglio pensavo, è solamente amore..", e prosegue con l'analisi di alcuni personaggi a cui la vita , finiti i miti rivoluzionari, riserba un presente non esaltante.
Altro episodio è "Il compleanno di Cristina", canzone che inizia esattamente come "Sotto il segno dei pesci" (l'immagine del corteo) e poi descrive la vita di quegli stessi "contestatori" a vent'anni di distanza: nel frattempo è il 1988.
"Noi", dell'album "Benvenuti in paradiso", riprende ancora il discorso sulla generazione del '68 e ancora una volta vince la disillusione : "noi sotto il segno dei pesci noi...noi che sognavamo ad occhi aperti, adesso siamo i perdenti noi...";LA CANZONE "POLEMICA" E LA CANZONE "RITRATTO"
Antonello inaugura alla fine degli anni '80 un nuovo genere di "canzone politica", quella che possiamo definire "polemica". I toni sono più rilassati e ironici rispetto alle "denunce anni 70".
Molti critici hanno definito queste canzoni "qualunquiste" perchè sembrano indirizzarsi indiscriminatamente verso tutti senza individuare l'obiettivo della polemica. C'è del vero in questa notazione, ma ciò non toglie che alcuni brani di questa fase siano comunque rappresentativi di un'epoca e di un modo di fare musica.
"In questo mondo di ladri" 1988 , inaugura la saga, che troverà un seguito nel 1995 con "Tutti all'inferno" e "Prendilo tu questo frutto amaro";
"In questo mondo di ladri" appare oggi quasi profetica di quello che sarebbe successo in Italia di lì a poco. Queste canzoni sono a cavallo di quella fase politico-giudiziaria che prende il nome di "Tangentopoli".
Venditti c'è e canta delle persone semplici che contrappone a una situazione politica sempre più confusa.Un altro filone della produzione di Antonello possiamo rintracciarlo nelle "canzoni ritratto". Si tratta di semplici bozzetti tratti dalla realtà sociale : in "Rocky, Rambo e Sting", 1986, Venditti prende tre esempi del mondo dello spettacolo per contestare una certa cultura americana-anglosassone fatta di eroi di cartone innalzati a dispensatori di "valori" che si vogliono far credere universali.
Del 1984 è invece "L'ottimista", titolo dietro al quale si cela un politico furbo e spregiudicato..."dall'aria vagamente socialista".
Ne "La coscienza di Zeman", 1999, l'allenatore di calcio Zendek Zeman diviene simbolo dell'utopia, sia essa calcistica o meno.ALTRE CANZONI
"L'uomo falco" da "Sotto il segno dei pesci" è una canzone che riprende nei temi "Lo stambecco ferito".
Il personaggio della canzone è ricco e sfuggente , ha mille poteri e mille possibilità per farla franca sempre e comunque("per natura nega sempre ed è muto come un pesce lui è un uomo falco...")
In questo brano la denuncia rabbiosa dello "Stambecco" viene sostituita dall'ironia ma la sostanza non cambia...
Altri brani interessanti sono contenuti nell'album del 1982, "Sotto la pioggia".
La canzone che dà il titolo al disco è un inno alla pace ed è ricca di immagini di speranza "il presidente dietro ai vetri un pò appannati, fuma la pipa, il presidente pensa solo agli operai sotto la pioggia..."(il presidente con la pipa potrebbe essere Sandro Pertini) , oppure "due ragazzi con il loro amore stan cercando una speranza sotto la pioggia, stanno scaldando quella colomba. E piano piano volerà sulle nazioni e le città" : un bel sogno di pace, rappresentato da una colomba che fa mostra di sè anche sulla copertina dell'album.
"Torino" è una canzone composita e ricca di temi, dall'emigrazione della gente del sud ("Torino vuol dire Napoli che va in montagna"), alla descrizione della citta' "Torino ma chi l' ha detto che non sei bella, antica quando la sera diventi stella" o "Torino strade dritte.."(una città che per la sua storia ha molto a che spartire con Roma, per i suoi monumenti, per la sua pianta romana, "è l'altra faccia della stessa Roma") , o ancora al carattere stesso di questa città "malata di malinconia".
"Italia" è invece un brano composto nel 1977 e pubblicato in "Sotto la pioggia" dove Antonello con tono ironico analizza i vari "difetti italici" : "Tierra de maccaroni multinazionali, tierra de scandalos e de scandalizados" , "Tierra de libera muerte e de abuerto vietado"...(nel 1977 ancora non c'era la legge 194 sulla interruzione di gravidanza).
"21 Modi per dirti ti amo", 1988, è ancora una volta una canzone dalle mille sfaccettature, "21 lune senza te, 21 giorni sull'altopiano", possiamo rintracciare quindi il tema della nostalgia, ma non è l'unico.
Come dichiarato da Antonello, la canzone è nata durante un soggiorno di 21 giorni sull'altopiano eritreo. L'Eritrea è la terra che Venditti ha adottato nel suo cuore e per la quale si è prodigato con attività di volontariato.
Dello stesso album è "Ma che bella giornata di sole". La canzone parla del ritorno del papà di Antonello dalla guerra e dell'incontro con la madre; dopo tanti anni finalmente una bella giornata di sole..
Splendido il verso "E la chiamano liberazione questa giornata senza morti questo profumo di limoni dalle finestre aperte" (come descrivere meglio il 25 aprile?)Del 1991 è il commosso ricordo di Enrico Berlinguer : "Dolce Enrico". Da notare ancora il tono "sentimentale" che si respira nella canzone, elemento, come ho avuto modo di dire nell' introduzione, tipico della poetica di Venditti.
Il brano è sintomatico di questa nostra epoca, dove tante utopie sono cadute ma rimane ancora inestinguibile il desiderio di un mondo migliore. "A S. Giovanni stanotte la piazza è vuota, ma quanta gente che c'è sotto la grande bandiera", e ancora "Il mondo cambia, ha scelto la bandiera l'unica cosa che resta è un'ingiustizia più vera".
Nel 1995 Antonello pubblica "Eroi Minori" dedicata alle scorte dei giudici Falcone e Borsellino assassinati dalla mafia.
"Sole caldo e sangue rosso sull'asfalto, è il cuore di Palermo che adesso vola in alto, è il cuore dei ragazzi di tutti questi santi di cui ti scordi sempre il nome", Antonello sprona i giovani ad andare avanti perchè se è vero che "la strada un giorno ti sembrerà più dura" è altrettanto vero che "è mano nella mano che si vince la paura".
"In questo mondo che non puoi capire", 1999, è una canzone sul senso della storia, che sembra ripetersi con i suoi "esodi e fughe per la vita" e con le sue continue guerre; ancora il tema dell'emigrazione quindi, non più interna come in brani anni 70 ("Lontana è Milano", e altre) ma di carattere internazionale. Antonello si riferisce probabilmente alle "fughe" dai balcani e alla guerra nel Kosovo.
In "Fianco a fianco"(1999), dice anche "un aereo Nato fa l'apprendistato, oggi si è sbagliato",(riferendosi alle famose "bombe intelligenti").
"In questo mondo che non puoi capire" vuole poi esaltare l'importanza dell'incontro tra culture "sia benedetto questo incontro", perchè anche se, "ci sono lingue che non si possono capire" e "la tua pelle si ribella", "c'è un bene più profondo nascosto dentro me dentro te".Per concludere e ricondurre ad unità questo discorso possiamo dire che percorrendo diversi stili musicali e diversi linguaggi, Antonello Venditti ha saputo rappresentare con efficacia le ansie, la rabbia e le speranze della società italiana e per questo lo ringraziamo di cuore.
Stefano Solegemello
RELIGIONE E POLITICA:TRATTO DA MAURIZO MACALE
“ANTONELLO VENDITTI, DAL SOLE DI ROMA CAPOCCIA AL CUORE DI PALERMO”, editore Bastogi.Antonello Venditti ha tra i suoi sogni quello di “portare la nostra storia, le nostre bandiere, tutte le cose autentiche in Piazza San Pietro, forse il luogo più importante per l’umanità….un punto d’intersezione e d’incontro straordinario”, tenendo lì un grande concerto, con “questa piazza strapiena di ragazzi e di ragazze che portano lì se stessi e da quel momento dicono con forza che vogliono cominciare una vita nuova basata sulla verità…vedo la piazza piena di uomini e di donne che hanno avuto la grazia di essere redenti dal peccato e sono lì portandosi appresso quello che sono e quello che sono stati”;
Anche se Dio ed il rapporto con Dio non costituiscono una citazione molto presente e puntuale nelle canzoni di Antonello Venditti, in cui, invece, c’è sempre un rapporto panico con la natura e con gli elementi, specialmente con il fuoco e con il sole, egli dichiara di avere continuamente recato Dio nella interiorità del proprio cuore e di ospitarvelo tuttora. A tale proposito è utile riportare le risposte fornite al giornalista Giampaolo Mattei , nel prezioso libro “Note su Dio. I cantanti e la fede” ;“Dio l’ho sempre avuto dentro. Non credo di essere mai cambiato dai famosi anni caldi del ’68. Da allora ad oggi la mia spiritualità è identica, il mio modo di comportarmi è rimasto lo stesso. Ho vissuto in maniera laica, anche se ho sempre portato con me l’educazione cristiana datami da mia madre, cattolica praticante. La conferma viene anche dal mio linguaggio che non è tipico della cultura di sinistra. Per tornare al discorso su San Pietro, “la santità der cuppolone” la vedevo già nel ’72, quando scrissi “Roma capoccia”. Erano gli anni in cui l’influenza di sinistra era veramente forte e la vita di noi giovani di allora era un po’ orfana di Dio. Penso che sia stata la strada, la vita di tutti i giorni, a farmi partecipare e abbracciare certe cose. Sono uscito da quell’abbraccio quando ho riconosciuto che era una strada senza futuro perché toglieva all’uomo la felicità. Magari cercava di dargli una crescita sociale, ma di felicità non se ne parlava. Troppo materialismo e poca spiritualità. Con quel materialismo, con certi slogan, è venuta su una generazione.”
“Sono comunista, ma ciò non toglie che sia anche profondamente cattolico. Credo fermamente che alla base della nostra vita ci sia il Cristo e la Croce. Questi due mondi possono coesistere e compenetrarsi l’un l’altro. Per me è così. Bisogna anche capire cosa significa comunismo. Quello vero lo trovo più che giusto, ma finora non è mai stato realizzato da nessuna parte…Vorrei che fossimo tutti accomunati nel nome di Cristo. Mi piace pensare che come cantante potrei essere un “ambasciatore spirituale” tra i giovani, quasi affiancando le strutture della chiesa. Un tema che mi sta molto a cuore è la solidarietà, ma credo anche che la solidarietà con le canzoni sia un terribile inganno. “Nessuna azione è vera se non è sorretta dallo spirito di carità. La solidarietà è vera solo se ha un contenuto spirituale. L’impegno più vero è quello personale e non andrebbe mai reso pubblico. Non dimentichiamoci che alla fine le canzoni sono spettacolo, forse vengono troppo mitizzate e così si lascia da parte la realtà. Bisognerebbe avere tutti più coraggio e scegliere il silenzio davanti al mistero della vita che è anche il mistero di Dio.”
Venditti è andato a sperimentare di persona lo spirito di carità e la solidarietà tra le popolazioni ferite, affamate ed umiliate del Corno d’Africa, alla ricerca anche di se stesso e dei più profondi valori umani e cristiani.(In quel periodo 1993, aveva addirittura pensato di smettere di cantare, ndr)
Venditti non è sensibile alle parole d’ordine e ai dogmi della Chiesa-apparato, ma solo ad una Chiesa di umili che si ponga quale sollievo della sofferenza..(…); All’inizio degli anni ’70 in “A Cristo” invitava ironicamente Cristo, che era stato visto per le strade di Roma, a tornarsene indietro, visto che non c’era più posto per lui, in un posto di ladri e lestofanti, ed invitava Marta a non limitarsi a pregare ma ad urlare la sua rabbia e il suo dolore : non sono, del resto, le chiese sempre chiuse “quando ti vuoi confessare?”.("Notte prima degli esami")La politica:
“Io mi sento sbandato, isolato come gli italiani. Cerco di vincere la solitudine e la paura di sentirmi da solo con le parole, con la mia musica, con una visione eroica della piccola gente, degli studenti. Convinto che un giorno tutti i nostri mali finiranno falciati da un plotone d’esecuzione”
( dal “Corriere della sera”, 12.10.1995, articolo di Mario Luzzatto Fegiz)“Gli “Eroi minori” sono i ragazzi ai quali è affidato il nostro futuro, quelli che condividono il malessere (e finchè c’è il malessere, c’è speranza di guarire) di chi è cresciuto imparando certi valori, il lavoro, l’onestà, la solidarietà, e poi non li trova più e soffre, non tanto per la loro assenza, ma per la paura di rassegnarsi. Che cosa faremmo, tutti noi artisti, se non potessimo contare su un pubblico così? Se non ci fossero loro a fornirci il termometro della realtà e a strapparci al nostro narcisismo, per farci sentire partecipi di qualcosa di importante”
(da “Tutto” n.10 ottobre 1995 , intervista rilasciata a Cesare G. Romana)“Comincerò a fidarmi dei politici quando cominceranno a lavorare gratis, perché rappresentare il popolo non è una professione, ma un onore. E poi sento sempre più invalicabile il fossato tra il paese che trovo negli stadi, negli ospedali, nelle carceri, e il paese che dovrebbe rappresentarlo, quello dei governanti, della tv, della stampa. Ecco, sono davvero stufo di appartenenze, di essere iscritto in questa o in quella fazione, in quella o questa conventicola: magari quello che canto e che dico sarà idiota, ma è soltanto mio”
(da “Tutto” n.10 ottobre 1995 , intervista rilasciata a Cesare G. Romana)
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